Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/216

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152 la sesta crociata.


Egli ci avea un Patriarca col Re, che era di Gerusalemme, dell’età di ottant’anni o intorno; il qual Patriarca aveva altra fiata procacciato lo assicuramento dei Saracini inverso il Re, ed era venuto appo esso Re per aiutarlo a sua volta ad avere sua diliveranza inverso li Saracini. Ora era la costuma intra Pagani e Cristiani, che quando alcuni Principi erano in guerra l’uno coll’altro, e l’uno si moriva domentre ch’eglino avessero mandato ambasciadori in messaggio l’uno all’altro, quegli ambasciadori dimoravano in quel caso prigionieri ed ischiavi, fosse ciò in Paganìa od in Cristianità. E per ciò che il Soldano, che avea dato sigurtà a quel Patriarca, di cui noi parliamo, era stato morto, per questa causa dimorò esso prigioniero dei Saracini altresì bene come noi. E veggendo gli Abiuranti che il re non aveva nulla temenza di loro minacce, l’uno d’essi disse agli altri ch’egli era il Patriarca che cosi consigliava il Re: perchè seguitò dicendo, che se gli volevan credere, ch’elli farebbe bene giurarlo, tagliando la testa del Patriarca, e facendola volare nel grembo d’esso Re. Di che avvenne che sebbene gli altri Almiranti non gli tenesser credenza, pur tuttavia presero il buon uomo del Patriarca, e lo legarono davanti al Re ad un colonnino le mani dietro il dosso sì strettamente, che queste gli enfiarono in poco di tempo grosse come la testa, tanto che il sangue ne isprizzava in più luoghi. E del male ch’egli addurava, venia gridando al Re: Ah! Sire, Sire, giurate arditamente, perchè io ne prendo il peccato sovra me e