Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/223

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parte seconda. 159

lire. Quando venne la domenica a sera le genti del Re, che facevano il pagamento, gli mandarono che lor falliva ben ancora trenta mila lire. E col Re non ci avea che suo fratello il Conte d’Angiò, il Maliscalco di Francia, il Maestro della Trinità, e me, e tutti gli altri erano a fare il pagamento. Allora io dissi al Re ch’e’ gli valeva meglio pregare al Comandatore ed al Maliscalco del Tempio ch’essi gli prestassero le dette trenta mila lire per diliverare suo fratello. Ma del consiglio ch’io donava al Re mi riprese il Friere Stefano d’Otricorto che era Comandatore del Tempio, e mi disse: Sire di Gionville, il consiglio che voi date al Re non vale neente, nè si è ragionevole; perchè voi sapete bene che noi ricevemo le Comandigie a giuramento, e così senza che ne possiamo dare le entrate fuor a quelli che ci hanno fatto giurare. E il Maliscalco del Tempio, pensando di satisfare il Re, gli diceva: Sire, lasciate in pace le brighe e le tenzoni del Sire di Gionville e del nostro Comandatore, perchè non possiamo stornare le entrate nostre senza farci spergiuri. E sappiate che il Siniscalco vi dice male del consigliarvi, che se noi non ve le diamo, sì voi le prendiate: ma ciò non ostante voi ne farete a volontà vostra, perchè, se ’l farete, noi ce ne rivarremo sul vostro che avete in Acri. E quando io intesi la minaccia ch’essi facevano al Re, io gli dissi, che io ne andrei bene cherendo s’egli il voleva. Ed egli mi comandò di così fare; perchè tantosto me ne andai a l’una delle galee del Tempio, e venni ad un forziere di cui non mi si voleva