Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/229

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ti muoiono le gambe, sudi sotto il cappello, vai di qua, di là, come un matto, parli senza pensare, senza capire, e ti viene fino in nausea il vino. Chi me l’avrebbe detto in principio di quaresima quando tu me l’hai condotta alle Cascine? E veramente fin che restò a casa mia, io non so, non mi accorsi. Quando ricevi una fucilata non la senti così subito: il dolore, la botta venne fuori dopo la sua partenza. Io la vedo in tutti i cantoni quella donna! Pare che Dio mi abbia levata l’aria respirabile. Mi dò del matto, del cento volte matto; ma non c’è verso che io possa togliermi dagli occhi la sua figura. Cominciai a sentire un dolore, qui, sotto le costole, e una mancanza, come se mi avessero tagliato un braccio, poi una voglia di nulla, un affanno di respiro, una palpitazione di cuore, una voglia di piangere....

A questo punto gli occhi di Paolino si velarono di lagrime, inghiottì un singhiozzo, picchiò un gran pugno sulla tavola e voltò la faccia dall’altra parte.

Demetrio, non sicuro d’aver ben udite le parole del cugino, aprì la bocca a un oh! che non venne, e restò come incantato.

— Lo so che sono uno scarafaggio in suo confronto, — continuò Paolino guardando in aria — e voglio che tu glielo dica. Se è no, addio! mi sarò strappato il dente. Ma se le