Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/135

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o che scriveva queste parole era anche un poeta di cui restano alcuni delicati componimenti: il Ritorno al casolare, fra i più espressivi, e il Soliloquio d’un vecchio.

Ma la saggezza filosofica e il sentimento elegiaco non impedirono che il Carnot seguisse in ogni atto della sua vita i consigli del più esclusivo e geloso amore di patria. Nel 1789, capitano del genio, legge dinanzi all’Accademia di Digione il suo Elogio del Vauban: il principe Errico di Prussia, che è fra gli astanti, gliene fa i più caldi rallegramenti, seguìti dall’offerta di un alto grado nell’esercito prussiano: egli ricusa. Venticinque anni dopo, nel 1811, comandante di Anversa assediata, riceve da un altro Prussiano, il conte di Bülow, l’insidiosa proposta di abbandonare la causa di Napoleone, con la promessa di un’adeguata ricompensa, egli risponde: "Troppo mi sta a cuore di serbare la stima che mi dimostrate, perchè non difenda con tutti i mezzi in mio potere il posto onorevole confidatomi dall’Imperatore dei Francesi....". Pochi giorni dopo Napoleone ha abdicato, e un altro Francese più accomodante, divenuto, grazie alla malleabilità della sua tempra, principe ereditario di Svezia - il Bernadotte - ritenta di indurre il Carnot a rendere Anversa; egli risponde infliggendo una lezione al transfuga: "Comando questa piazza in nome del governo Francese: esso solo ha il