Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/233

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delle poche righe dei comunicati come un epigrafista studia le iscrizioni, come un insegnante di lettere pesa tutte le parole d’un vecchio testo venerabile. Mai una pagina di Virgilio, di Racine o di Bossuet fu sottoposta a simili prove. Arrivava sino a tentare certi spostamenti della punteggiatura che modificavano il senso della frase, o che gliene davano uno quando per caso non ne aveva. Si permetteva di tanto in tanto qualche appunto di natura grammaticale, ma non trovava da ridire circa lo stile; perchè, come lutti i buoni Francesi, approvava senz’altro quanto emana dal Governo....." Dopo tante notizie angosciose, dopo tante speranze e tante delusioni, la lettura del bollettino che annunzia la battaglia della Marna gli procura uno scoppio di pianto. "Credo", dice, dopo avere abbracciato l’ospite, che sia una vittoria.... Lo disse a voce molto sommessa, come se avesse vergogna o paura della gran parola che proferiva. Io chinai il capo. Ero in preda anch’io ad un bizzarro sentimento di paura o di vergogna che non sapevo spiegare a me stesso. Credo bene che singhiozzassi anch’io. Non mi rammento...." Ed alla proposta di comperare una bottiglia di champagne per festeggiare l’avvenimento, Emma Valadier esclama candidamente: - Oh, no! Oggi non ne vale la pena, poichè è una vittoria vera".

Luciano Valadier, "il povero istrioncello fatuo