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morale, ma anche per il buon gusto delle nuove generazioni. Una cucina letteraria composta tutta di droghe non può che rovinarlo.„

Quantunque mi rincrescesse di non poter affidare il mio libro ad una Casa come la sua, il rifiuto — Ella già lo prevedeva — non mi distolse dal pubblicarlo. Ma il successo dette ragione a lei. Se Ella ebbe la curiosità di tener dietro ai giornali che parlarono delle mie novelle, potè vedere come la maggior parte di essi non facessero se non delle parafrasi del giudizio che, alla lettura del manoscritto, Ella ne aveva dato. “Uomo avvisato, mezzo salvato,„ pareva che Ella avesse voluto dirmi; io non le diedi retta, ed accadde quel che doveva accadere.

Mi crederà se io le dico che, prima ancora del giudizio dei critici, prima ancora del Suo ammonimento, io avevo previsto la sorte — senza giuochi di parole — che era riserbata al mio volume? Se avessi potuto farmi illusione, l’esperienza dei miei maestri ed amici mi avrebbe aperto gli occhi. Parlo di Giovanni Verga e di Luigi Capuana, di due scrittori nei quali i critici della Sorte hanno trovato i miei modelli, facendomi con questo il più grande elogio che io potessi ambire. E rimontando ancora più su, al maestro dei maestri, ad Emilio Zola, che cosa non gli era toccato di sentirsi dire? Per poco non lo avevano fatto passare come un bevitore di sangue! Figuriamoci quel che avrebbero detto a me!

Nondimeno, malgrado ogni sorta di scettiche previsioni e di immediate difficoltà, io mi ostinai a metter fuori quelle novelle. Questo potrà forse dimostrarle che io ero guidato da una chiara idea e che sapevo quel che facevo — o per lo meno quello che avevo avuto l’intenzione di fare... Io avevo avuto l’intenzione di fare un’opera d’arte. Descrivendo una