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94 gli amori

chiamare: «Bernazzi! Bernazzi!...» Mi volto a destra e a sinistra senza capire di chi è quella voce, ma scorgo finalmente un braccio guantato fino al gomito che fa un gesto...

Arrivò il cameriere con i liquori. Bernazzi fece scoppiettare il pollice contro il medio, poi ripetè:

— ... che fa un gesto. Quel braccio era attaccato a un busto il quale sporgeva da un finestrino; il busto era vestito d’azzurro e il capo era avvolto in un gran velo grigio. Non ho il tempo di stare a guardare, accorro cavandomi il cappello, apro e salgo. Sai chi era? Ti rammenti la Hundington?

— Donna Clara?

— Donna Clara. Allora, se la rammenti, non ho bisogno di spiegarti tante cose. Sai quanti anni ha?

— Non ho visto la sua fede di nascita; ma, così a occhio e croce, credo che i cinquant’anni debba ancora compirli.

— I quarantacinque però li ha bell’e compiti, eh? Va bene. Da quanto tempo non la vedi?

— Ma, da un bel pezzo... da qualche anno.

— Allora, non sai una cosa: è ingrassata.

— Davvero?

— Non pare impossibile? Quel manico di granata? Ebbene, adesso ha qualche rotondità. Ma il viso sempre affilato come un coltello, le mani nocchiute come quelle d’un uomo, i denti sporgenti e lunghi come quelli di un cavallo; e la stessa sciatteria nelle vesti, la stess’aria di governante a spasso. Appena salgo e mi sento dire: «Bravo!...,» io la riconosco. «Donna Clara!... Scusi, con quel velo!...» Risponde: «Avete ragione!... Dove andate?» Le rispondo che vado a Milano, e chiedo dove va ella stessa. Dice che va a Parigi, ma che si ferma a Milano una giornata. Il treno parte ed io metto a posto la mia valigia. Un momento: Donna Clara non era sola; aveva con sè...

— La solita Betsy.

— Precisamente! Che cosa le fa?

— Le tiene compagnia, suppongo.