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la poesia di un filosofo 65

scienziato è tutt’il contrario: freddo, esatto, severo.

.... Le prisme, interrogeant leurs feux,
À ces faux paradis arrache des aveux...
J’ai vu chaque élément de leur essence vraie
Étaler sur l’écran sa redoutable raie.

Con questi versi Sully Prudhomme canta uno dei più mirabili processi scientifici: l’analisi spettroscopica. Ma dove egli adopera l’immagine poetica del prisma che confonde i falsi paradisi, non è molto scientifico; perchè col prisma non si strappano confessioni ai paradisi veri o falsi, si scompongono soltanto le luci; e quando si attiene più fedelmente alla scienza, accennando alle righe di Frauenhofer, non è molto poetico.

Dans l’éveil d’un muscle endormi
La foudre éparse se révèle,
Silencieuse, à Galvani.
Franklin l’annullait, terrassée;
Volta la gouverne, ammassée;
Ampère fait d’elle un aimant...

Neppure questa storia dell’elettricità è molto poetica; essa è inoltre poco scientifica, come poco precisa. Per dire che gli areonauti guardano il barometro, il poeta scrive:

Ils montent, épiant l’échelle où se mesure
L’audace du voyage au déclin du mercure.