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Pagina:De Roberto - La Duchessa di Leyra (di Giovanni Verga), 1922.djvu/12

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412 la lettura


Il caposquadrone volse un’occhiataccia. Don Mariano Larocca invece salutò il bel Guardia con un sorrisetto affettuoso, quasi si avvedesse soltanto allora di lui. Un’ondata di sangue era salita rapida al viso della Leyra, una specie di vertigine, contro cui s’irrigidì, mentre Sua Maestà le chiedeva graziosamente se il Duca fosse indisposto, giacché non era lì.

— Mi dispiace, — tagliò corto poi alle scuse che essa presentava. — Ditegli che mi dispiace di non averlo visto... Oh, la nostra Santapaola!...

Donna Fernanda strisciò la sua bella riverenza, barattò quattro parole colla disinvoltura di una di casa e si mise col seguito, dicendo forte a Franci:

— Sarò in casa anche di sera, subito dopo le feste. Mercoledì, volete?

La duchessa, pallida e fiera, le passò dinanzi, fra le Dame della Regina, senza neppure voltare il capo. Ma a pie’ della scalinata dovette fermarsi, perduta nella ressa che travolgeva ogni cosa, il corteo reale come fuggendo in una nuvola di polvere, fra il luccichio dei gendarmi e delle Guardie d’Onore, lasciandosi dietro gli equipaggi del seguito sbandati in un’orda di monelli schiamazzanti, tra la folla che rovesciavasi dalla Kalsa, da Porta Felice e dalle Mura Cattive ancora nere e brulicanti di popolo.

— Se aspettate la vostra carrozza, duchessa, state fresca... — osservò don Mommo che le si era messo alle costole.

Ella trasalì e si rivolse a lui con un sorriso pallido, gli occhi ancora pieni di sogno.

— Oh, Larocca!

— Eccoci soli e abbandonati, signora mia... — Sarino Rio gli faceva dei segni dall’altro lato della banchina. — E me la cerca a me ora sua moglie? — finì stringendosi nelle spalle.

Voleva fermare una carrozza che veniva di corsa, quando ne saltò giù Lascari tutto affannato e si vide scendere dalla scalinata la Sanfiorenzo, più morta che viva, sorretta dalla principessa e da qualche altra amica.

— Poveretta! È venuta a saperlo anche lei... No, non importa, lasciateli andare. Vedete che c’è Lascari? È in buone mani. Piuttosto mando a cercare un legno, qui, in Piazza Marina, e vi accompagno a casa.

Per dire qualche cosa, mentre aspettavano la carrozza, continuò a parlare dell’arresto del baronello Sghémberi, che metteva sossopra la povera Sanfiorenzo — per dirne una — e della Polizia ch’era sossopra anch’essa a caccia di fuorusciti pericolosi che erano tornati di nascosto, per fare un colpo.

— Lo so per sentito dire. Io ho un po’ l’orecchio da per tutto.

S’interruppe ad un tratto, quasi rammentandosi, e le piantò in faccia gli occhi acuti.

— A proposito, sapete nulla di quel vostro parente ch’era scappato all’estero, a Firenze, credo. E scriveva anche dei libri, poesia mi pare... una testa calda anche quella! Un affar serio! Altro che baronello Sghémberi.

Ella arrossì a quelle parole, quasi il ricordo del passato le fosse rifiorito a un tratto in cuore e in viso; ma subito si fece smorta con un vago sgomento negli occhi affascinati da quelli di lui, rapaci.

— No — diss’egli piano, stringendole la mano più forte che non fosse necessario per aiutarla a montare in carrozza. — Ví sono amico. Voglio esservi amico, ricordatevi.


II


— Ah! Sua Maestà si è degnata?...

Il duca sorrise leggermente così dicendo — lo stesso sorriso altero, il tono stesso di quell’altra che aveva detto «C’era tanti villani per le strade...». Le parve di vederla, proprio!

— Un altro po’ di fragole? Non hai mangiato quasi.

— Grazie — rispose lei.

— Povera Bella! È toccata a te questa!

La duchessa levò il capo a quel diminutivo carezzevole del suo nome e si guardarono in faccia un istante, vagamente turbati, senza saper perchè.

— Chi c’era dei nostri, almeno?... Ah, Larocca! Chissà cosa gli usciva di bocca, eh?

— È stato graziosissimo.

— Con te lo credo bene. — Essa alzò di nuovo gli occhi su di lui, sorpresa, ringraziandolo con l’accenno di un sorriso. — Davvero, se vuoi che t’accompagni a questo ricevimento. Se ti fa piacere.

— Certo, se fa piacere a te... Non per imitare Larocca sai! — aggiunse il duca graziosamente.

— Sì, vieni, te ne prego. Giacchè Sua Maestà...

Egli alzò le spalle: — Sua Maestà non se ne accorge neppure. Adesso vede tanta gente...

A questo punto la penna cadde di mano al grande artista. Fra le molte cause che gl’impedirono di riprenderla — dovere di far da padre ai suoi nipotini due volte orfani, cure dell’amministrazione del loro patrimonio, ne-