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Pagina:De Roberto - La Duchessa di Leyra (di Giovanni Verga), 1922.djvu/3

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la duchessa di leyra 403


— Nel 1837 s’innamora del cugino Corrado La Gurna e fugge con lui nel 1838.

— Nel maggio del 1838 sposa, costretta e riluttante, sebbene affascinata dalle lusinghe della vanità, Don Alvaro Filippo Maria Ferdinando Gargantas duca di Leyra.

— Sei mesi dopo (novembre del 1838) nella sua villa di Carini, nasce da lei un L’ultima istantanea di Giovanni Verga dinanzi al Circolo dell’Unione a Catania.
(Gennajo del 1922)
bambino, frutto dei suoi amori col cugino La Gurna, che vien messo nascostamente alla Ruota di Palermo e cresce sotto il nome di Scipione.

— Essa è come un’intrusa nella società palermitana, ove pure ha le sue relazioni e le sue parentele — Puntigliosa, altera, di un’estrema sensibilità affettiva e d’orgoglio — Suo isolamento, malgrado la vita mondana — Lotta continua e dissimulata, fin col marito che sente ostile, d’un’altra razza, ferito intimamente anche lui nell’orgoglio e nel cuore.

— Il duca suo marito, gran signore, è costretto a venire a patti col bisogno, prodigo e rapace, altero e debole, soffrendo in segreto di tutte le umiliazioni che gl’infligge quella forzata unione all’onore ed alla vanità — e forse anche alla gelosia, se un istante è stato attratto dalla delicata bellezza della moglie — ma troppo superbo per mendicarne, a suo credere, la simpatia e l’affezione, troppo mondano per svelare la gelosia che lo tormenta — temendo sempre che gli possa venir rimproverato a calcolo quel matrimonio. — Questo è il suo incubo, il suo spauracchio, specialmente se sospetta della nascita clandestina di Scipione — oscuro segreto fra lui e la moglie — che gl’impone la padronanza spietata di sè medesimo ad ogni minuto — e il contegno glaciale e cortese, ma segretamente ostile verso la moglie.


Prima di proseguire, il Verga tornava su questo disegno, per chiarirne qualche punto.

Come sanno i lettori di Mastro don Gesualdo, in nessuna delle 527 pagine di questo romanzo è mai detto il nome della piccola città di provincia dove la scena si svolge, nè gli stessi Siciliani possono indovinarlo se non sono lungamente vissuti a Vizzini. Quanti conoscono a fondo quel grosso paese, che sorge in collina, a settentrione del monte Lauro, presso al confine della provincia di Catania con quella di Siracusa, lo hanno riconosciuto in qualche tratto descrittivo; ma il Verga non lo nominò mai, e talvolta negò finanche d’averlo rappresentato, per molte ragioni di indole intima. Nel secondo abbozzo di schema della Duchessa egli precisa invece in tutte lettere che Isabella Motta Trao è nata «a Vizzini». Dopo aver detto che da lei è nato Scipione, soggiunge tra parentesi: «(L’Onorevole Scipioni)» rivelando così il filo che avrebbe legato il quarto romanzo al terzo. Poi riprende a schizzare la figura del marito:


Il duca suo marito, gran signore, rovinato, spensierato, superbo e costretto dal bisogno a quel matrimonio, soffre in segreto dell’onta che deve fingere d’ignorare, vendicandosi quasi senza volerlo coi maltrattamenti alla moglie, tormentandola. Non si parla mai di quel bambino, ma esso è un tormento per entrambi. Geloso a modo suo, superbo e uomo di mondo, soffrendo della sua gelosia specialmente quand’ella, innamorata di Pippo Franci, vorrebbe fare un colpo di testa. Quest’ultimo, nella vita desolata ch’ella mena in mezzo alle pompe vane, le scalda la mente e l’anima come un ritorno alla gioventù e all’amore, nel 1846. Al ricevimento del Re, corteggiata da tutti, ubbriacata dalle pompe del suo grado di Dama di Corte. Donna Eleonora Lio le ha preso d’un tratto l’innamorato non amante. Di che soffrono entrambi, continuando ad amarsi pazzamente. Pettegolezzi delle rivali. Intervento minaccioso del marito. Accenno velatissimo (artistico) al figlio illegittimo...


Qui si sorprende l’artista nell’atto di rappresentare a sè stesso la difficoltà alla quale va incontro e che, deve pur vincere. Il duca di Leyra, benchè si sia tanto padroneggiato dinanzi alla moglie ed a sè stesso, benchè abbia