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Pagina:De Roberto - La Duchessa di Leyra (di Giovanni Verga), 1922.djvu/6

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406 la lettura.


A voler rappresentare la passione aristocratica, l’ambiente non poteva essere meglio scelto. Nella Casa regnante sulle Due Sicilie vigeva la più spagnolesca etichetta ed il formalismo più meticoloso. A Napoli i Gentiluomini di Camera con Esercizio dovevano essere napolitani, con assoluta esclusione dei signori di provincia; ma in Sicilia,

oltre al principali Magnati di Palermo, si trovavano molti Gentiluomini di Camera con Esercizio fra i capi delle principali famiglie di Messina, di Catania, di Trapani e di Siracusa.

Le diverse categorie di cortigiani vestivano la medesima divisa,

ma i Gentiluomini di Esercizio e di Entrata portavano sulla divisa e sulla giubba la Chiave d’oro. Epperò i Maggiordomi di Settimana, dopo la nomina, venivano a loro dimanda annoverati fra i Gentiluomini di Camera di Entrata, appunto per conseguire il dritto di portare la Chiave Con la nomina, si aveva dal Real Palazzo la Chiave d’Oro, legata con un nastro di rasa rosso, ed apriva effettivamente le aule Regali. La Chiave si restituiva alla morte dell’investito. Ove un Gentiluomo avesse avuto la sventura di perdere la Chiave che aveva in deposito, incorreva nella penale di Ducati quasi seimila per rifare le toppe e chiavi delle aule Regali, La Chiave, detta con vocabolo spagnuolo Semsiglia, aveva, sormontata dalla Corona Reale, le tre lettere V. R. S: Vitae Regis Securitas. La chiave era molto grande, e si conservava nella casa dell’investito, usandosi un più piccolo fac-simile, senza la così detta Spunga, che si portava infilzata in un taschino a tergo, dal lato sinistro, sia dell’abito, sia della divisa. Dopo il 1815 fa tolta la Chiave effettiva, e restò il facsimile in più piccole proporzioni che si faceva a cura dell’investito, epperò non si restituiva alla morte. In processo di tempo, e quando non si viveva più nei feudi, mutò la condizione di quelli che venivano nominati semplicemente Gentiluomini di Camera di Entrata. Nessun Capo delle principali nostre famiglie più richiese la Chiave di Entrata, e veniva raramente conceduta a qualche nobile di provincia. Il che se riguardava un decoro delle parti, non costituiva splendore alla Corta del Sovrano.

Col suo rammarico per la perdita delle più severe tradizioni e con le sue osservazioni sulla vanità dei cortigiani contemporanei, l’autore forniva altrettanti spunti all’artista:

I Maggiordomi di Settimana, quando avevano il più, seguitavano a domandare il meno, ossia la nomina a Gentiluomo di Camera di Entrata, appunto per seguitare ad avere il dritto di portare la Chiave. I Gentiluomini di Camera con Esercizio facevano un turno di servizio, il primo giorno col Re, ed il domani col Principe ereditario. I Maggiordomi di Settimana anche, prestavano un duplice servizio, il primo giorno col Re, ed il domani con la Regina. I Gentiluomini di Camera di Entrata non prestavano nessun servizio e avevano semplicemente l’entrata in Galleria. Negli ultimi tempi si vide qualche rare Maggiordomo di Settimana, di Casa, non del Libro d’Oro, e nuovo nella Camera. Non si era mai promossi da Maggiordomi di Settimana che in qualche raro ceso, in cui si rappresentasse qualche famiglia a parte e con titolo.

Ma senza paragone più notevoli, e veramente essenziali per lo scrittore intento a rappresentare le mortificazioni dell’amor proprio di Isabella, erano le notizie intorno alle Dame di Corte.

L’Ufizio di Dama della Real Corte si concedeva più raramente ed era conferito alle mogli dei Gentiluomini di Camera con Esercizio, che avessero le medesime condizioni di nobiltà dei mariti.

Tale non era il caso della protagonista, entrata nella illustre prosapia del Gargantas di Leyra, ma uscita dall’ignobile razza di Mastro Gesualdo. Secondo la prammatica, dunque, Isabella non poteva essere Dama di Corte; e invece, come si è visto dallo schema, e come meglio si vedrà più avanti nello stesso testo del romanzo, il Verga aveva bisogno che questa dignità fosse conferita alla sua eroina, affinchè tutte le sue compagne, le pure, le signore della prima bussola, la tenessero in quarantena. Egli cercò quindi nel Memoriale se, come per tante altre norme, anche per questa il primitivo rigore fosse espressamente o per tolleranza temperato.

Nelle grandi cerimonie della Corte e dello Stato i Gentiluomini e Maggiordomi usavano divisa ricchissima, ricamata in oro, ed anche le Dame portavano abito di straordinaria ricchezza, detto uniforme, con lunghissimo manto, stretto alla cintura, che avevano il diritto di portare ripiegato con vaghe pieghe sul braccio dritto, a differenza delle Dame di Città, che intervenendo al baciamano una volta l’anno, avevano l’obbligo portare il manto dispiegato a terra. Quando si usava il manto si dovevano portare le barbe ossia delle bande di trina bianca che dalla testa scendevano sul petto. Se non che le Dame della Real Corte, quando divenivano Vedove, non potevano più portare l’uniforme, e nelle grandi gale indossavano l’abito di trina nera, con fodera o violetta o cenerina, ed il manto di stoffa nera. Anche le Dame di Città, Vedove, intervenivano un volta l’anno con abito e manto a bruno. Nei funerali de’ Sovrani le Dame della Real Corte intervenivano con la solita divisa di rosso e manto di stoffe nera e barba nera.

Questi particolari avevano la loro importanza per l’evocatore di un mondo morto e sepolto e per l’analista dei tormenti della vanità. Gustosissima doveva riuscire la gelosia delle Dame di Città costrette a trascinare la coda del manto, mentre quelle di Corte ne raccoglievano le pieghe sul braccio; e per questo motivo Isabella, Dama di Corte nonostante che uscisse dai Motta, doveva suscitare un vespaio fra le Dame di Città provviste di tutti i loro quarti; ma come spiegare che ella fosse, appunto, Dama di Corte?

I Capi della Real Corte fin dal 1734 venivano eletti fra i Gentiluomini di Camera con Esercizio, ed erano il Maggiordomo Maggiore, il Somigliere del Corpo, il Cavallerizzo Maggiore ed il Capitano delle Reali Guardie del Carpa. La Cameriera Maggiore della Regina, eletta fra le Dame della Real Corte, era la sola Dama effettivamente ritenuta Capo di Corte. Dal 1759 fa istituito il Cacciatore Maggiore, e abolito quest’ufficio nel 1830 fu dichiarato Capo di Corte il Cappellano Maggiore. Tutti i Capi di Corte avevano il trattamento di Eccellenza, e il diritto di portare il bastone. Per poco tempo vi furono due Capi di Corta della Regina con gli onori del bastone. La Cameriera Maggiore non fu rimpiazzata e ne fece le veci dal 1834 una Dama delta Real Corte col grado di Dama di Onore... I recenti Cavalieri di Compagnia erano reclutati tra i Gentiluomini di Camera con Esercizio ed i Maggiordomi di Settimana, e le Dame di Compagnia tra le Dame della Real Corte. Ma la sera, al Teatro, e nelle gale, sia nel Palazzo sia fuori, non facevano servizio i Cavalieri e le Dame di Compagnia, e si osservava strettamente il turno dei Gentiluomini di Esercizio, dei Maggiordomi di Settimana e delle Dame di Corte. La Dama d’Onore interveniva sempre nelle gale con la Dama di turno... Nei giorni non di gala, la guardia si prendeva presso i Sovrani o in uniforme militare, o in abito di Malta, o in abito habillé, sempre con la Chiave. Le Dame anche in abito a piacere, e così pure ne' Circoli delle mezze gale ed al teatro... I