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ma per dargli quello del bene. Secondare pertanto il nuovo amore non le era possibile senza rinunziare alle attenuazioni che, nell’ambiguità del suo stato, la sottraevano alla condanna o le lasciavano almeno sperare di evitarne il rigore. «Questo pensiero mi piegò: che per le anime forti non occorre che la legge sia scritta in un libro: basta comprenderla.» Poteva ella aver dimenticato le sue proprie parole, il sentimento che glie le aveva dettate? Se quel sentimento era sincero e saldo, se l’animo di lei era tanto alto e forte come dalle testimonianze raccolte e dalle pagine di quel giornale appariva, non solo era possibile, ma bisognava quasi prevedere che ella si sarebbe data la morte.

Finchè non aveva incontrato il Vérod, il suo cuore era oppresso, la sua vita piena d’amarezza, le sue speranze tutte fallite; ma ella poteva ancora rispettarsi. Nell’amarezza del disinganno aveva, sì, potuto deridersi ed avvilirsi affermando d’essersi unita col principe Alessio non per raggiungere un nobile scopo animata da un sentimento purissimo, ma per appagare le proprie brame, semplicemente; tuttavia ella doveva sentire che il suo unico fallo restava attenuato. Una seconda caduta non solamente non poteva in alcun modo scusarsi, ma avrebbe anche confermato lo scettico giudizio che di lei aveva dato il primo amante. «Il tuo sacrifizio ti costa, vuoi ottenerne il compenso, lo cer-