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Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/205

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vii. il sentimento nazionale 199


Quando una tela, un’azione drammatica espone cose che sono in armonia con la vostra coscienza, voi trovate affermati voi stessi, il vostro modo di sentire e di concepire. Ma quando espone cose in disaccordo con la vostra coscienza, voi vi sentite negati in quell’azione drammatica, e si sviluppa nella poesia ciò che dicesi il sentimento di negazione, da cui scaturiscono la satira, il sarcasmo, l’ironia che esiste così pronunziata ne’ poeti del secolo XVIII, in Parini, in Alfieri per esempio.

Manzoni si propone di escludere dal dramma tutte le sue emozioni, di lasciar parlare solo i suoi attori, quantunque di rimpetto a quella vita ei dovesse sentir negato se stesso, come doveva avere questo sentimento di negazione tutto il popolo italiano. Ma nel dramma non ce lo trovate, perché Manzoni qui ha operato da critico e non ha sentito che dovea metterci parte di sé e dei sentimenti contemporanei. Però a un tratto, quando quella vita di uomini mercenari, di soldati venturieri, all’ultimo si presenta come battaglia, quando si vede spicciare il sangue, quando insomma quella vita ignobile giunge all’estrema punta, allora i sentimenti contemporanei a Manzoni scoppiano e viene il Coro. Manzoni getta via la trama storica e si mette di rincontro ai fatti e li giudica. Il Coro è lui, lui che rappresenta il popolo contemporaneo. Accade qualche cosa di meraviglioso: quest’uomo che ha voluto produrre un dramma secondo i principii critici e non ci ha saputo inspirare vita, ora che si mette a guardare i fatti, vi crea una nuova lirica, la lirica drammatica. E questo elemento drammatico fa la grandezza del Coro.

La lirica nella sua natura è sempre drammatica. Pigliate per esempio i canti popolari: che cosa è ciascuno di essi? Una situazione, un carattere, un fatterello. Una lirica di raziocinii e di riflessioni il popolo non la concepisce. Guardate alla lirica antica italiana: ci trovate dapprima le ballate, che sono movimenti drammatici. Anche oggi avviene lo stesso: per esempio il nostro egregio Lobbia col suo cappello dette origine a una espressione di questa lirica drammatica popolare. La lirica cadde in mano ai grandi scrittori. Guinicelli pel primo ne adulterò il significato trasformandola in lirica filosofica. Vennero Dante e