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Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/211

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Lezione VIII

[STORIA E IDEALE NELL’«ADELCHI» -
IL DISEGNO DEI «PROMESSI SPOSI»]

Nel Conte di Carmagnola il poeta ha cercato una riabilitazione storica, un’altra ne cerca nell’Adelchi. Il Carmagnola innanzi all’opinione comune degli storici era un traditore giustamente condannato a morte dal Senato veneto, e Manzoni ne ha cavato la figura d’un eroe, non mercé l’immaginazione poetica, ma mercé uno studio più accurato di documenti storici. Il medesimo ha tentato nell’Adelchi, o, meglio, nella tragedia in cui è rappresentata la lotta tra i Franchi ed i Longobardi.

Da Machiavelli in poi, fino al Romagnosi, come altra volta notammo, le simpatie degli storici furono per i Longobardi: sembrava storicamente assodato che quel popolo dopo due secoli di dominazione avrebbe finito coll’assimilarsi l’elemento conquistato, comunicandogli le sue leggi, i suoi diritti. Si riteneva che se i Longobardi avessero potuto continuare a governare in Italia, fin da quel tempo si sarebbe ottenuta l’unità nazionale. Allo stesso modo che i Franchi stabilendosi nella Gallia si assimilarono i Galli e fondarono la nazionalità francese, e come in Ispagna si finì col cacciare l’elemento arabo e fondare l’unità spagnuola, così, pensavano gl’istorici, avrebbero fatto i Longobardi in Italia; avrebbero fondato una nuova nazione; la quale se non si fosse chiamata Italia, ma piuttosto Lombardia o Longobardia, invece sarebbe stata una. E siccome i papi, chiamando prima Pipino e poi Carlomagno, furono principale