Vai al contenuto

Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/258

Da Wikisource.
252 lezioni

idee. Manzoni donde parte? Da certi fatti: il suo punto di partenza da cui riceve l’ispirazione, non è la tale idea, ma il tale mondo storico. Per questa disposizione ha creato la lirica drammatica. In che differisce la sua dalla lirica di Monti e di Parini? In questi è astratta, in Manzoni nasce dai fatti. Questo senso del reale è stato sviluppato dagli studii profondi e coscienziosi sulla storia.

Ora lasciamo il mondo intenzionale e prendiamo la concezione. Abbiamo innanzi una concezione ideale; che rimane a vedere? Tutte queste prime linee architettoniche non sono che una semplice combinazione, bellissima, sapientissima, ma intellettuale, e noi vogliamo vederle forma vivente. L’essenza dell’arte non è nelle intenzioni storiche, politiche e nemmeno metafisiche ed estetiche: abbiamo il concepito, vogliamo il formato.

Il fenomeno della produzione non è eguale in tutt’i poeti, come la vita non è eguale in tutti gli uomini. Il tale produce un figlio con intelligenza sviluppata, con quel temperamento, con i sentimenti morali naturalmente gentili: un altro produce un diverso essere, per esempio, colle facoltà morali sviluppate più che le intellettuali. Da che proviene questa differenza? Da ciò che è il padre. Lo stesso è dei poeti.

Le forze produttive non sono eguali; e per vedere come diviene «forma» il mondo di Manzoni, dobbiamo domandargli: — Quali sono le vostre forze produttive? come sentite quell’ideale? — .

Manzoni lo sente in sé e per sé? Lo sente come filosofo, come teologo e moralista? Quando quel mondo gli si presenta, è egli il moralista acceso di zelo, che vuole propagare una dottrina? È l’uomo politico che si sente apostolo e crede che l’arte deve servile a spandere certi principii? Tutto questo è in lui; ma in presenza del suo ideale egli è come un pittore che prende il pennello e cerca dipingerlo. Sente innanzi tutto il bisogno della forma, si agita in lui la facoltà che dirò «plastica». Se gli si presenta un personaggio, egli non l’abbandona finché toccandolo e ritoccandolo non gli abbia dato tutta l’esistenza morale e