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xiv. 1821-22 - due canzoni patriottiche 141

emozioni del gioco, è l’idea fondamentale di Byron e di Musset. L’amore stesso è un gioco, in cui cercano l’obblio. Questo dà alla loro vita rigogliosa e variata una ricca espansione, girandoli nelle contraddizioni e nelle passioni del reale. A Leopardi la vita infermiccia e anemica non consentì espansione o diversione, rifugio delle anime nel loro scetticismo piene di attività. Più avanza nella vita, e più si chiude in sé; questa fu la sua malattia, questa è la sua originalità. La stessa poesia non lo consola, perché è parola e non è azione, lamentando che a «noi resta in luogo di affare quello che gli antichi adoperavano in forma di passatempo», come scrive al Trissino. Il suo desiderio dell’azione è tanto più veemente, quanto più e’ si sente inetto, disposto più al suicidio, che all’opera, fosse anche per gioco. Concorde con Byron e con Musset nelle premesse, non li avrebbe capiti nella loro applicazione alla vita, e gli sarebbe parsa una profanazione. Sono poeti che si stimano, ma non si capiscono; grande è la distanza delle anime. Perciò quello che in Byron e in Musset è materia viva e nova di poesia, riflesso della loro natura e della loro vita, in Leopardi rimane una sentenza astratta, venutagli per occasione, trovata e approvata dall’intelletto, lasciata là sterile e non ripresa mai ne’ suoi scritti.

Mi sono steso a esaminare il contenuto di questa canzone, perché un po’ oscuro e poco considerato. C’è il solito processo poetico: alzare un edificio, e soffiarvi sopra e gittarlo giù. L’edificio è un luogo comune sopraffatto improvvisamente da un pensiero originale, che ti fa balenare nuovi orizzonti poetici, rimasti inesplorati. Un cielo raggiante si va annuvolando a poco a poco, insino a che spuntano all’ultimo orizzonte nuovi splendori, a cui non giunge l’immaginazione. Ci è del gigantesco in questo sparire e apparire; un mondo ti casca innanzi, e ne vedi abbozzato un altro. Manca a questi concetti, aggruppati e compressi, spazio e luce; manca alla forma disinvoltura, e talora intoppi nella frase faticosa. Niente ha una fisonomia caratteristica che si suggelli nella immaginazione. In mezzo a disegni scolorati o abbozzati giganteggiano le rovine di Roma, fortemente colorite; ciò che rende indimenticabile questa canzone.