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xix. 1822-23 - «alla sua donna» 169
La sua donna può essere una idea platonica, può essere una abitatrice di Venere, può essere una delle donne indiate di Dante e di Petrarca, può essere una reminiscenza dell’età dell’oro, od un presentimento di più felice età. E di questi «può essere», di questi «forse» è ordita la vagabonda fantasticheria del poeta. Tutto questo è possibile, ma nessuna di queste cose è certa, e così ogni base dogmatica è rovesciata, e l’esistenza di questa donna è abbandonata alle onde della immaginazione. «Mistero è tutto», anche questa donna è un mistero; ecco saltar fuori la fisonomia dell’autore. Non può affermare, non può dimostrare, fantastica. Gli si presentano tutte le ipotesi, e le fissa in forme peregrine, che ti fanno lucere innanzi una immagine fuggente, destinata ad oscurarsi e ricomparire in altra immagine. Sempre è quella, e sempre è altra. I «se» e i «forse» fortificano ancora più questo sentimento del cangiante e dell’infinito. La «leve anima intra la gente», «la non vestita di sensibil forma», l’«irraggiata da stella più vaga del sole», l’«ignoto amante», sono forme inaspettate e vive, che arrestano nella sua fuga l’immagine, e te la imprimono nella fantasia al punto stesso che la ti sfuma. Questo è un puro giuoco d’immaginazione; perché lo scrittore non crede in fondo a nessuna di queste ipotesi, e se le reca innanzi per vaghezza di reminiscenze poetiche, contemplando con diletto le varie immagini e scolpendole fortemente. Il mistero, il «se», il «forse», non turba il suo intelletto, non lo aguzza, non lo mette in una seria agitazione.

        Nella quiete dell’intelletto l’immaginazione si dà carriera. Il poeta sa benissimo che questa donna non esiste; che è figlia della nostra immaginazione; che è un fenomeno psicologico, visibile e continuo nella giovinezza; che è insomma la Donna ideale che si cerca e non si trova in terra, né in cielo. Cosa sia e dove sia è il mistero, è l’ignoto; ciò che ci è di certo è l’apparizione della cara beltà in alcuni momenti della vita, e i suoi effetti sul cuore. Così all’incanto che nasce da quel mistero e da quel fantasticare si unisce l’emozione prodotta da quella apparizione. I due motivi, serpeggianti l’uno nell’altro, si contengono a vicenda e producono una impressione non serena e non turbata, che non