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senza guadagno, ma con suo pregiudizio, come avvenne del Martirio de’ Santi Padri, e più tardi delle Operette morali, libri che ebbero poco spaccio. Ma il libraio non era un eroe, e presto fece i suoi conti. Leopardi gli mandò il Saggio sugli errori popolari degli antichi, e il Manuale di Epitteto, e l’Isocrate, voleva gli pubblicasse tutta una serie di moralisti greci da lui volgarizzati, e gli fa i più belli ragionamenti per attirarlo. Il libraio non voleva dirgli no; ma non diceva neppure sì, un vero sì, e pigliava tempo. Più volte Leopardi tornò alla carica; ma il tempo passava, e non se ne fece nulla, e tutti questi volgarizzamenti non furono pubblicati se non dopo la sua morte. Il libraio non aveva torto; preferiva articoli pel suo Nuovo Ricoglitore, e libri scolastici, di sicuro spaccio. È interessante nell’Epistolario questa lotta tra autore ed editore, dove l’editore, che ha i quattrini, vince sempre, e il povero autore dee mettersi a lavori contro il suo genio. Nel Nuovo Ricoglitore troviamo di suo un Volgarizzamento della satira di Simonide sopra le donne, le Annotazioni alle Canzoni, un Frammento di una traduzione in volgare dell’Impresa di Ciro descritta da Senofonte, e più tardi un suo Discorso in proposito di una orazione greca di Giorgio Gemisto Pletone, e volgarizzamento della medesima. Ivi comparvero, per la prima volta, gl’Idillii. E fin qui meno male. Ma il libraio pretendeva libri scolastici, e, mentre si pubblicava il Cicerone, volle il Petrarca, e poi un’Antologia. E come non bastasse, voleva anche un Cinonio riformato, un Dizionario, e non so cos’altro. Il buon Leopardi non sapeva dir di no; gli uscì una parola, ed eccolo invischiato nel Petrarca, che fu il suo tormento e la sua noia in Bologna.

Sentiva il freddo sino a spasimare e a piangerne: già in questa benedetta Italia poco schermo è contro il freddo. Aggiungi una irritazione degl’intestini, che non gli consentiva lo stare e non lo andare. Fra questi spasimi furono scritti parecchi di questi lavori, che sentono di chiuso e di solitudine. Pure, fu sempre grato allo Stella di quelle commissioni, che gli rendevano possibile il vivere, e amava meglio lavorare così contro genio, ma a casa sua, che quel saliscendi delle altrui scale.