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commozione di quando voi agite, o rappresentate un oggetto, che agisce su voi.

È vero che anche l’oggetto nella sua universalità può diventare poetico, ma quando, se l’oggetto è universale, voi siete in una situazione determinata, sì che quello vi par nuovo, e vi vengono frasi ed espressioni peregrine, le quali annunziano l’impressione. Quando si dice che la luna «naviga il firmamento», ci è una generalità, ma sentite l’impressione di chi dal carcere la guarda, sì che gli par nuova.

Volete vedere un comento alla Vita solitaria, scritto dal poeta stesso, forse qualche mese dopo, quando si trovava nella medesima situazione? Al principio del 1820 scrive al suo Pietro Giordani, e dipinge quello stato, che già era divenuto poesia. Ha già passato l’inverno; viene la primavera, il cielo è bello; sente risvegliarsi la natura, si sente felice, e chiede pietà alla natura; e poi succede il pensiero che quello è un istante; e chi dice che quel pensiero tornerà, ci è già tornato.

Sto anch’io sospirando caldamente la bella primavera come l’unica speranza di medicina che rimanga allo sfinimento dell’animo mio; e poche sere addietro, prima di coricarmi, aperta la finestra della mia stanza, e vedendo un cielo puro, un bel raggio di luna, e sentendo un’aria tepida e certi cani che abbaiavano da lontano, mi si svegliarono alcune immagini antiche, e mi parve di sentire un moto nel cuore, onde mi posi a gridare come un forsennato, domandando misericordia alla natura, la cui voce mi pareva di udire dopo tanto tempo. E in quel momento dando uno sguardo alla mia condizione passata, alla quale era certo di ritornare subito dopo, com’è seguito, m’agghiacciai dallo spavento, non arrivando a comprendere come si possa tollerare la vita senza illusioni e affetti vivi, e senza immaginazione ed entusiasmo; delle quali cose un anno addietro si componeva tutto il mio tempo, e mi facevano così beato, non ostante i miei travagli.

E poi descrive la sua situazione, e comincia col cervello a lavorare su quella, e vien fuori qualcosa di nuovo, la disposizione a rappresentare quel suo mondo non più come momentanea