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il genere narrativo 177

dir questo non si dicesse ancor nulla che valesse a darci un giudizio adeguato dello scrittore. Mi trovavo tra i retori e i filosofi, e mostravo il viso agli uni e agli altri, studiando di tenermi in bilico tra i due estremi, coi miracoli del mio contenuto. E mi messi a studiare l’organismo de’ poemi, derivandolo dal contenuto cosí com’era situato e formato nella mente del poeta.

Quel mio quadro storico dell’umanità dava il contenuto in sé o astratto; ora io considerava la sua vita nelle forme poetiche. Analizzai il contenuto pre-omerico, secondo le orme di Vico, e ne dedussi che Omero era la mente di quel contenuto. Escludevo che l’Iliade fosse compilazione di rapsodie, fatta da qualche erudito. Le grandi poesie hanno le loro fonti in cicli poetici anteriori, perché tutto si lega, e la storia, come la natura, non procede per salti: gradazioni progressive generano da ultimo il gran poeta, che dà a tutta la serie la forma definitiva. Cosi Dante è il gran poeta delle visioni religiose; Petrarca è il gran poeta dei trovatori; Ariosto dié l’ultima mano alla serie cavalleresca. Chiamare compilazioni le ultime e grandi poesie, solo perché non sono creazioni miracolose, ma produzioni di lunga e lenta elaborazione, è una esagerazione manifesta. Come l’uomo è l’ultima e più progredita forma della serie animale, così le grandi figure g storiche danno, ciascuna, l’ultima mano alla elaborazione de’ secoli. Citavo il motto del mio caro Leibnizio, che il presente è figlio del passato e padre dell’avvenire. Esposi la potente unità organica dell’Iliade, e, ricordando un detto del mio buon maestro Fazzini, dicevo: essere così impossibile che quel poema fosse un accozzamento di rapsodie, come è impossibile che il mondo fosse un accozzamento fortuito di atomi. Venendo a’ tipi omerici, dicevo che bisognava tenere un procedimento contrario a quello del Vico. Vico tirava dal vivo della poesia i tipi e le idee, perché costruiva una scienza della storia; noi dovevamo rituffare nella forma quei tipi e quelle idee, per avere

l’intendimento dell’arte. Perciò polverizzavano l’arte quelli che la riducevano a concetti puri, fraintendendo il Vico. Mostrai che Achille non era un tipo generico ed esemplare, ma un tipo individualissimo, prodotto da que’ tempi, come gli Dei e gli eroi,

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