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v. l’«orlando furioso» i35

librio interno chiamato senno. Non è iracondo, non è millantatore, né vano, né leggiero: conserva sempre calma e sangue freddo, che spesso gli fa vincere guerrieri pari di valore. Nel combattimento con Mandricardo giunge così a togliere la briglia al cavallo di Mandricardo. Paragoniamo Mandricardo ed Orlando. Mandricardo muore pel suo carattere stesso, per l’impeto e l’iracondia, non pel caso. Orlando esce pazzo, non per caso: la sua natura, la sua assennatezza lo conduce alla pazzia. La pazzia d’Orlando costituisce il vero significato interno del poema. Orlando è il più serio dei cavalieri erranti. Quando trovate Rodomonte a Parigi, Grifone a Damasco, quando la Cavalleria si spiega in tutta la sua magnificenza, vedete un pazzo attraversare la scena e sparire. Orlando fa la parodia della Cavalleria più profondamente di Don Chisciotte, perché tutta spontanea.

Ma è notabile anche pel modo in cui è rappresentato. La pazzia d’Orlando è ciò che meglio mostra la seria rappresentazione del poema. Fra i romanzi moderni v’è il romanzo psicocologico; la poesia italiana fornisce pochi esempi della poesia psicologica: la poesia italiana è scultoria. Il solo Petrarca potrebbe esserne esempio. Ma Petrarca si rappresenta, non si studia. Il primo esempio se ne trova in questa pazzia d’Orlando.

Orlando non è capace di passioni leggiere, e per questo impazza. Gli altri innamorati d’Angelica pensano a lei quando essa è li. Ma Orlando ha concepito per lei una passione profonda. Comparisce come innamorato serio: è a letto, sogna d’Angelica, si alza e ne parte. Angelica: non ha che una fissazione: trovarla; se giunge presso Cimosco, se entra nella grotta, non è che cercando Angelica. Liberata Isabella, liberato Zerbino, bastonatosi con Mandricardo, si allontana. È il solo cavaliere errante che abbia amici: Brandimarte e Zerbino, presentimenti del Tancredi del Tasso. Stanco giunge assetato in un bel luogo, un bel praticello, un ruscello chiarissimo; scavalca e si riposa. Questa è l’apertura della follia d’Orlando. Spesso, quando stiamo allegri, una voce misteriosa ci avverte della nostra sventura. Una delle più belle scene del Tasso è il duello di Tancredi con