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iii. pietro metastasio 203

nelle scaltrezze di bassa lega, piú da donnetta che da regina, e tutto cosí a proposito, cosí naturale, con tanta vivacitá, che il pubblico ride e applaude, come volesse dire: è vero. Le prime rappresentazioni furono per il poeta un trionfo. Alcuni motti rimasero proverbiali, come: Temerario, ch’ei venga!, quando allora allora avea detto: Mai piú non mi vedrá quell’alma rea, o come: Passato è il tempo. Enea, che Dido a te pensò. La sua sortita contro Arbace, quasi nello stesso punto che gli aveva promesso la sua mano, quel cacciar via da sé Osmida e Selene nella cecitá del suo furore, le sue credulitá, le sue dissimulazioni, le sue astuzie, tutto ciò è tanto piú comico, quanto è meno intenzionale, contemperato co’ moti piú variati di un’anima impressionabile e subitanea, sdegni che sono tenerezze, e minacce che sono carezze. Ci è della Lisetta e della Colombina sotto a quel regio manto. E tutto il quadro è conforme. Iarba con le sue vanterie e le sue pose rasenta il bravo della commedia popolare; Selene ch’è l’Anna soror mea, rappresenta la parte della patita, con molta insipidezza, e il pio Enea nella sua parte di amoroso attinge il piú alto comico, massime quando Didone lo costringe a tenerle la candela. Il nodo stesso dell’azione ha l’aria di un intrigo di bassa commedia, co’ suoi equivoci e i suoi incontri fortuiti.

La Didone fece il giro de’ teatri italiani. E dappertutto piacque. Metastasio indovinava il suo pubblico e trovava se stesso. Quel suo dramma a superficie tragica, a fondo comico, coglieva la vita italiana nel piú intimo, in quel suo contrasto tra il grandioso del di fuori e la vacuitá del di dentro. Il tragico non era elevazione dell’anima, ma una semplice fonte del maraviglioso, cosí piacevole alla plebe, come incendii, duelli, suicidii, assassinii. Il comico riconduceva quelle magnifiche apparenze di una vita fantastica nella prosaica e volgare realtá, piccoli intrighi, amori pettegoli, stizze, braverie. Concordare elementi cosí disparati, fondere insieme fantastico e reale, tragico e comico sembra poco meno che impossibile; pure qui è fatto con una facilitá piena di brio e senza alcuna coscienza, com’è la vita nella sua spontaneitá. L’illusione è perfetta. Una