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mola con le lodi Pio IX, e, decretata l’amnistia, va a Roma. Voi sapete il resto. Dall’amnistia si andò alle riforme, dalle riforme alle franchigie, dalle franchigie allo statuto, dallo statuto alla guerra d’indipendenza; i fatti si succedevano com’erano giá scritti nella coscienza, come le parti fatali di un ragionamento. D’Azeglio gridava: una cosa alla volta; ma di cosa usciva cosa, e si andava col vapore. D’Azeglio si sentí oltrepassato. Temeva che questo rapido correre verso la libertá dovesse insospettire i principi e raffreddarli nell’impresa dell’indipendenza. Ma quando senti Ferrara occupata dagli Austriaci, e il popolo sciabolato a Milano, fu tutto lieto che l’Austria rompesse lei gl’indugi e provocasse la guerra, e colse a volo l’occasione. Scrisse il Lutto di Lombardia, pagine concitate, tutto collera, che furono il primo squillo a stormo delle cinque giornate di Milano. Si ricordò allora di essere stato ufficiale di cavalleria; l’artista si rifé soldato, e meritò l’invidiato onore di una palla austriaca a Vicenza. Sul suo letto di dolore gli giunsero le triste nuove. Il buon D’Azeglio se la prese con tutti, con le persone, co’ partiti, co’ principi, coi popoli; il suo umore s’inasprí, si fe’ giornalista e prese in mano il flagello. Spettacolo tristo che dié 1 ’ Italia di sé a quei giorni con le sue querule recriminazioni. Non seppe nella sventura serbare la dignitá di vinta, e con le discordie, quando piú importava essere uniti, giunse a Novara.

L’impresa alla quale D’Azeglio avea sacra la vita, era dunque mancata. In quell’impresa c’era i primi sogni della giovinezza, le ispirazioni dell’artista, i palpiti dello scrittore, il suo pensiero, il suo cuore, il suo sangue, ed era mancata, e bisognava cominciare da capo!

D’Azeglio non disperò e si rifece da capo. Pensò che, se la reazione fosse stata arrestata e vinta in Piemonte, se lo Statuto potea rimanere intatto sulle onde del comune naufragio, nel Piemonte sarebbe rimasta la leva dell’avvenire. Ebbe fede nel suo paese e nel suo Re, e il suo Re e il suo paese ebbe fede in lui. Ventura fu che s’incontrasse allora un Re galantuomo, ed un Ministro galantuomo.