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Nemico di tutte le religioni, aveva un’intimitá di sentimento, una fede nel bene, uno splendore di bellezza nell’anima, che faceva di lui un essere religioso, se è vero che la religione non è al di fuori, ma al di dentro.

Nel Cinquecento, sarebbe stato discepolo di Lutero; oggi è discepolo di Galileo, di Mill, di Romagnosi, di Carlo Cattaneo.

La scienza non si fissò in lui senza un certo vagare del cervello.

A Padova è tutto Gioberti, D’Azeglio, Cesare Balbo, tutto Italia e Libertá, e il babbo, che sognava nel suo puttino un ingegnere o un avvocato, a sentirlo parlare a quel modo, gli diceva;

Putin, vu no fari mai gnente.

E Mario fece molto, perché, se non potè aggiungere quattrini, aggiunse lustro e decoro alla casa paterna.

A Ginevra e a Londra fu tutto Mazzini, idealista e centralista. A Lugano, in un ambiente dominato da Cattaneo, fu positivista e federalista, e vi dovè conferire ancora non poco il suo soggiorno in America. Il suo cervello si fissò dove i piú noti risultati scientifici di questo tempo si trovano schematizzati e sistemati.

Ne’ suoi libri non c’è indizio di dubbio o di esitazione, tutto vi è affermato colla chiarezza e col brio dell’uomo, che crede possedere la veritá. E non ci è indizio di quella fatica, che l’acquisto della veritá ti è costato: sembra quasi la veda e non la pensi, se pensare vuol dire creare, esaminare, astrarre, indurre e dedurre.

Trovi proposizioni staccate, ciascuna da sé un periodo, i monosillabi della scienza, soppresse le indagini e le premesse; talora in una mezza pagina trovi il sugo di tutto un secolo. Quanto a me, a quelli che affannosamente dimostrano una veritá, che non è cosa loro, da altri indagata e stabilita, preferisco questo simpatico Mario, che ti dá le sue reminiscenze in forma di sentenze e di assiomi, senza ostentazione e senza pedanteria, volgarizzatore e banditore della scienza.

Quando polemizza o quando narra, gli è altro. Trovi finezza d’intelletto, gioconditá di spirito fino all’umorismo. Il suo scri-