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lorenzo borsini 279

leggendo qualche scritto faceto di Lorenzo Borsini, puoi, ora, misurare la grandezza di un dolore, che ha avuto virtú di trasformarlo in un poeta elegiaco. È un’elegia, che su di me ha fatto una grande impressione; poiché io l’ho congiunta con tante memorie, con tanti particolari. Non sará il medesimo di te e degli altri, ne son certo; perché la poesia non desta in voi quelle stesse idee, che in me o nel padre. Onde avviene che certi versi fanno piangere me, che lasciano freddo altri, o perché io mi trovi in una certa disposizione d’animo tutta propria, o perché mi destino certe memorie malinconiche. In alcuni punti non è difficile indovinare che il padre ha scritto piangendo: ciascuna parola doveva suscitare in lui tutta una vita spezzata per sempre. Questo gli ha dovuto fare illusione: ma ciò che basta a lui, non basta al lettore. Non ha saputo egli alzarsi sopra il suo dolore, come fa stupendamente il Leopardi, e contemplare il suo argomento con artistica serenitá. Quella stanza, quel volto, quelle persone, quei ragionamenti, tutti gli accidenti del tristo caso, sono da lui riprodotti tal quale, in versi: la sua poesia è una copia, non una creazione.

Chi è Adele Chini? Costei ben vive nel cuore del padre, ma è morta nella fantasia del poeta. Oh le giovanette del Byron e del Leopardi! Abbiamo innanzi un essere astratto con qualitá astratte. Al poeta non basta dire che una donna sia bella, leggiadra, virtuosa; epiteti generali, che non lasciano alcuna orma nella fantasia. Dee mostrarmela in azione, nell’atto di vivere; la qualitá deve divenire parola, fatto, sentimento. Questo lavoro d’individuazione, in che è tutta la poesia, è, qui, assai fiacco. Eccone un esempio:

     Godea perché contenta e a un tempo stesso
Soffria, temendo che tanto gioire
Troncassesi per lei; ma poi che seppe
Sé feconda, stimandosi beata
Nella speranza di futura prole.
Credè colmo veder di gioia il nappo,
E col diletto... anco il terror s’accrebbe!
Fatai presentimento, che può meglio