Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/285

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Mostrar d’ogni lezion, che in questa bassa
Terra non vi è felicitá per l’uomo.
Finché la cerca in le create cose!

Vedi un osservatore, uno storico, un moralista, non un poeta; vi è l’analisi di un carattere, non la sua rappresentazione. Ella dee operare, dee mostrare in atto questo diletto misto a terrore, sicché noi possiamo cogliere il sentimento nel concreto, com’è nella vita, e non in una forma generale. Udite Stolberg;

     Ti ricordi: una volta
Colsi due fiori, due giovani fiori,
E lá dove piú limpida s’increspa
L’acqua del rio, io li gettai. L’un d’essi
Disparve giú, l’altro rimase presso
Alla sponda del rio. Tu mi guardasti;
E ne’ gonfi e velati occhi ti vidi
Tremolare una lacrima. T’intesi,
E lo stesso pensier mi strinse il core:
Forse, il destino un giorno
Noi pur dividerá, come quei fiori.
Cosi spesso al piacer misto è il dolore,
E accanto al mirto germoglia il cipresso!

Vi è, a un dipresso, lo stesso pensiero; ma qui individuato, vivente. L’osservatore può trarne, per conseguenza, che le gioie dell’amicizia erano, in quei due, turbate dal sinistro presentimento della loro separazione. Nel cantico del Borsini si trovano le osservazioni, ci manca la rappresentazione: togli il verso, e ciò ch’egli dice è discorso o narrazione, non fantasia di poeta.

Il medesimo parmi del sentimento. Egli ragiona ed analizza quello che sente, e spesso si sforza di dimostrare che è «ragionevole» ch’egli senta a questo o a quel modo, per queste e quelle ragioni: sono discorsi morali e religiosi su’ propri sentimenti. Sta per abbandonarsi alla disperazione:

E disperò... ma valida
Sorse una man dal cielo,
Che in piú spirabil aere
Pietosa il trasportò.