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94 la poesia cavalleresca

noi oltrepassato l’Ariosto. L’Ariosto ha realizzata la forma poetica nella sua eccellenza, ha raggiunto quanto potrebbe chiamarsi Utopia: la compiuta medesimezza della forma con l’idea. La forma trasparente non è propria di Dante o Petrarca. Fra Dante e Petrarca e l’obietto, ci è sempre la personalità loro, il tempo, le opinioni, le passioni, la scuola poetica dominante; non v’è comunicazione elettrica fra il vedente e il veduto. Questa trasparenza della forma consiste nel suo annullamento, quando diviene una semplice trasmissione e non attira l’occhio per sé. Come uno specchio in cui non vi fermate al vetro. Quali sono le qualità, la fisiognomia di questa forma? qual’è il suo marchio, il suo suggello? La parola chiarezza non è bastante a caratterizzarla, essendo la chiarezza una qualità negativa, un dovere anzi che un pregio. È la limpidezza. Acqua limpida è quella che lascia vedere il fondo come se non esistesse. La forma limpida lascia uscir fuori di sé l’oggetto senza attirar l’attenzione del lettore, e raggiunge l’evidenza, che consiste nel presentar gli oggetti con tanta veritá che ci sembrino posti innanzi agli occhi. Quando Ariosto, per rappresentar la discordia che addita la fraude a Michele dice:

E verso una alzò il dito e disse: — È quella — ,

si serve d’un atto, d’un gesto che mostrano chiaramente l’indicante e l’indicato. Oltre l’evidenza deve avere la facilità, segno della potenza. Quando non si ha vera forza e potenza di concepire si lascia trasparire una certa stanchezza, una certa pena, che stanca e fa pena al lettore. L’Ariosto ha questa perpetua giovinezza: qual’è nel primo verso, tal’è nell’ultimo. Sembra che giuochi con quella forma che gli costa tanto; è tanto facile che leggendolo sembra ad ognuno di poter prender la penna e fare quelle ottave. Eppure nessuno ha lavorato il suo stile quanto Ariosto: avanza un suo manoscritto in cui si vede settantadue volte cassata l’ottava che descrive la tempesta che fa naufragar Ruggiero. È morto correggendo il Furioso, scontento del suo lavoro, e lasciò per ultima volontà ch’e’ ve-