Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/332

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va precipitando di delitto in delitto e s’ingolfa nei vizii, finché giunto all’ultimo atto precipita all’inferno, e si cala il sipario. Ebbene allora Dante apre il suo. Quando Goethe finisce il suo poema, Dante comincia il suo qui, dove sparisce la liberta umana innanzi alla necessitá, il passato ed il futuro innanzi al presente. Ivi è spenta l’azione ed il carattere e l’affetto, perché non ha piú materia in cui esercitarsi. Non è piú che un sentimento indeterminato di dolore e di gioia. Non vi è piú che l’elemento descrittivo, lirico. Qui non vi saranno che pene e premii, angeli, uomini, demòni, urli, bestemmie, preghiere e concenti, e melodie. Ma Dante vivo entra nel regno de’ morti e trae seco la storia d’Italia e di Europa. Al suo arrivo i morti dimenticano il presente, si risvegliano alla vita, ricordano le valli e le colline del loro luogo natio. Cacciaguida ritorna Alighieri, Sordello torna Mantovano; Stazio si dimentica a tal segno che tratta le ombre coinè cosa salda. Non è quindi meraviglia che siano [?] uniti il dramma e l’epopea e la satira: mentre il finito si confonde con l’infinito, i due mondi si unificano, il tempo e l’eterno si avvicinano in una unitá, i generi si confondono e si compiono.

Ma dove è l’unitá de’ due mondi? vanno essi meccanicamente a lato l’uno dell’altro senza immedesimarsi: e distinguendosi sempre il principale dall’accessorio? È egli vero, come dicono Rossetti e Foscolo che l’altro mondo non sia che un’occasione per manifestare le sue opinioni politiche: che i suoi tre mondi sono come la Baswilliana del Monti, le Notti Romane del Verri e il Dialogo dei morti di Fontenelle? Oppure il suo concetto serio è quello de’ tre mondi; e la descrizione della vita presente non è che l’accessorio, l’affetto di Dante che ne turba la forma e lo stile, secondo cho dice E. Quinet? No; questo non è il concetto di Dante: esso sta nella unificazione de’ due mondi, in una unitá piú grande che li contiene ed abbraccia ambedue, nella unitá dell’anima in cui coesistono la vita estrinseca materiale come la rappresenta il finito [?] L’uomo sotto l’albero immobile, che non manda [che di] quando in quando qualche parola, il nome di Dio, il contemplante che non comprende che l’azione è la migliore