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il concetto della divina commedia 35


Ma il concetto dantesco non rimane inerte in questa generalitá: dopo di aver costruito il mondo a sua immagine, voi lo trovate sempre vivo nel cammino naturale ed intellettuale delle universe cose, sotto tutte le forme, in tutte le quistioni sociali, in religione, in filosofia, in politica, in morale; e cosí si concreta e si compie in tutti gl’indirizzi della vita. In religione esso è il cammino dalla lettera allo spirito, dal simbolo al pensiero; nella scienza, dall’errore alla ragione, e dalla ragione alla rivelazione; in morale, dal male al bene mediante l’espiazione; in politica, dall’anarchia all’unitá. Ma ciò non basta: noi non siamo ancora nel campo della poesia; il concetto non ha ancora raggiunto la sua piena concretezza, non vive ancora. Noi dobbiamo sottoporlo alle condizioni di spazio e di tempo; esso dev’essere storia: il tale uomo, il tale popolo, il tale secolo. Cosi in religione voi avete innanzi la Chiesa romana, il papato, che il poeta studiasi di emancipare dalle cure terrene ed alzare verso il suo tipo spirituale; in filosofia voi avete la scienza volgare, la scienza dell’apparenza, come il poeta la chiama, a cui contrappone la scienza della veritá in paradiso; in morale vi stanno innanzi le passioni, le discordie, le colpe, i vizii del medio evo, da cui a poco a poco vi allontanate nel vostro cammino verso il sommo bene; in politica vi sta in presenza l’Italia anarchica, scissa, sanguinosa, che il poeta sforzasi di comporre a concordia ed a pace nell’unitá dell’impero. In tutti questi aspetti il punto da cui partite è il senso, la selva, anarchia religiosa, scientifica, morale, politica ad un tempo; il punto a cui giungete è lo spirito assoluto, cioè Dio, la Veritá, la Bontá, l’Unitá, l’ultimo Ideale. Antagonismo vivace, in cui l’un termine, il mondo avvenire, è dal poeta posto di rincontro alla societá del suo tempo: al mondo quale dev’essere oppone il mondo qual era allora. Sicché l’eterna collisione del terreno e del divino, che si continua anche in paradiso, quel suo incessante ritorno a’ suoi tempi, quel passato a cui pone sempre dirimpetto il presente, quel suo perpetuo sdegno di tanta dissonanza non è un divagare, non è digressione, ma parte inseparabile del suo concetto: è l’idea che giudica il fatto, è il cielo