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54 primo corso tenuto a torino: lez. viii


contemporanei, né farne suo prò, né mescolarsi tra gl’interessi e le ipocrisie e le violenze per trarre di male bene, come è pur forza che facciano coloro che vogliono governare. Priore, ei fu costretto a sbandire i suoi migliori amici senza potere acquetare le civili discordie; ambasciatore presso Bonifazio, ei non riuscí che a farsi ingannare e addormentare, materia d’immortali ire, né potè impedire l’andata di Carlo, e vide a sé tolte le sostanze e la patria, ed a Firenze la libertá, prima quasi ancora che il sapesse. Ramingo, ei non serbò lungamente nel suo partito quel luogo che si conveniva al suo ingegno, e non potè farvi prevalere le sue opinioni, né seppe piegarsi alle altrui. Ben presto gli uomini gli vennero a noia, il mondo gli parve intollerabile e, come suole accadere, a lungo andare rimase solo, parte per se stesso. Il che molti gli attribuirono a lode: non fu in lui elezione, ma necessitá di natura. Chi vuol vivere in mezzo agli uomini deve accettarli quali sono, e chi vuol reggerli, deve comprenderli. Dante era troppo sdegnoso d’ogni viltá, troppo intollerante di ogni errore e di ogni vizio; a questi esseri solitari non appartiene il presente, ma l’avvenire è loro.

Toltosi all’azione, rifuggitosi negli studi, rimettea mano con piú accesa volontá alla Divina Commedia, la sola e vera sua azione, i cui effetti oltrepassano l’angusto giro de’ lini, degl’interessi e delle speranze di quel tempo, e non hanno per confine che l’uomo e il mondo. Ivi legava in un volume eterno, coi destini del genere umano, i suoi dolori, i suoi odii, le sue vendette, le sue convinzioni. E dissi odii e vendette, e dissi vero. Natura possente. Dante fu odiato ed odiò, fu offeso ed offese. Né io posso senza tristezza porre il giovane lirico accanto al maturo autore del divino poema. Nella sua lirica tu vedi un uomo a cui il mondo è ancora straniero, a cui tutto ride, tutto luce; tutto il suo universo sono gli occhi di una donna, nella vergine anima non cape altro sentimento che amore, e in tanti versi tu non trovi una sola parola di odio, di dispetto, di rancore. La giovinezza è santa, e sembra serbi memoria ancora fresca della divina sua origine; è l’etá piú pura e piú generosa della vita. Ed ora quanto mutato!