Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/115

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pier delle vigne i09

suicidio antico è virtú, il suicidio moderno è colpa; il suicida pagano è un eroe, il suicida cristiano è un codardo. Onde nasce questa differenza storica? E qui il critico francese cede il luogo e domanda la parola il critico tedesco. Nasce dalla diversitá del concetto. Presso gli antichi uomo libero era riputato colui che sapeva morire; la libertá non era un’astrazione ma qualche cosa di concreto e di attuale; e quando l’antico si abbatteva in ostacoli non superabili, per i quali avesse a scapitare la sua libertá e dignitá d’uomo, per serbarsi libero si toglieva la vita. Non che la vita gli fosse spregevole e grave, anzi ella era sempre il piú caro dono del Cielo; ma gli era piú cara la libertá:

Libertá va cercando ch’è si cara
Come sa chi per lei vita rifiuta.

Catone non poteva vivere che uomo libero, e quando la libertá mori, mori Catone. Questa saldezza e quasi fierezza d’indole, questa sicurezza di portar sempre seco in un anello al dito la propria libertá, costituisce la grandezza morale dell’antico suicidio e lo rende sublime:

Morir innanzi che servir sostenne.

Nello spiritualismo cristiano il concetto è diverso. La libertá è nell’anima, non al di fuori ma dentro di noi; e l’uomo anche in prigione è úbero, perché libera è l’anima. Annibaie si uccise per non venire a mano dei Romani; il cristiano anche dietro al carro trionfale del vincitore porta alta la fronte perché la sua libertá egli la porta in sé, e non in mano della fortuna e degú uomini. Onde quella serena rassegnazione che è il tipo dell’eroe cristiano, e di cui Silvio Pellico ci ha porto un cosí raro esempio. La libertá cristiana è posta nel domare il senso, nel contrastare alle passioni, nell’eguaglianza dell’animo in ogni caso della vita. Di che direi esemplare Napoleone quando, biasimando Catone, amò meglio di vivere in ima lunga agonia a Sant’Elena, se dalle sue memorie non trapelasse alcun che d’amaro e di