Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/132

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la poesia dantesca, in luogo di riprodurre come critica quella immagine che il poeta ha dato fuori come arte, comincia dall’annullarla, dal dissolvere con un soffio quella magnifica creazione in elementi sparsi: religione, politica, morelle, filosofia, avvenimenti, ecc. Egli non ha preso la penna, dopo letto, e caldo ancora della lettura. Siccome non si può pronunziare il nome di Dante che non ci si risvegli nella mente una moltitudine di comentatori e di comenti, de’ quali ciascuno ha sciolto la Divina Commedia in brani e frammenti; l’illustre scrittore avendo innanzi piú gl’interpreti che il poema, non ha saputo resistere a quell’impulso, ed ha voluto anch’egli dar la sua mano a questa specie di decomposizione chimica dell’universo dantesco: cosí, invece di una esposizione animata e drammatica, ci ha dato dissertazioni dichiarative. Non di meno questa sorta di lavori hanno pure la loro utilitá: essi servono immediatamente all’intelligenza del poema; e per indiretto giovano pure alla critica, raccogliendo e fermando i fatti, sui quali dee esser fondata. Una volta entrato in questo ginepraio, il Lamennais vi ha sparso la luce della sua intelligenza? Ha vedute tutte le questioni importanti? le ha determinate? le ha risolute? Insomma, ha voluto egli fare un lavoro serio? Ecco che cosa è, a mio avviso, un lavoro serio: abbracciare il contenuto della Divina Commedia tutto intero e scioglierlo con precisione in tutti i suoi elementi; scartare le questioni accessorie o frivole o pedantesche, su cui si sono scritti volumi; stabilire le questioni essenziali ed ordinarle in modo che rispondano a’ successivi momenti del mondo dantesco; quelle che sono oramai fuori di ogni contestazione esporre lucidamente come risultati giá ottenuti: le altre chiarire e determinare. Questo lavoro serio non è ancora fatto, e, dopo letto il Lamennais, debbo a malincuore ripetere: — Non è fatto ancora. — Quando lo Schelling diceva che ci sarebbe a fare una scienza dell’universo dantesco, egli intravedeva un tale lavoro: questa scienza è ancora un desiderio. Un lavoro analitico di questo genere suppone che nella mente preesista giá la sintesi dantesca; ora il Lamennais vi si è messo senza aver chiara innanzi una concezione qualsiasi dell’unitá dante-