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la «divina commedia» versione di lamennais i25

poeta, in che modo quella realtá egli l’ha fatta poesia? Il Lamennais non ha neppure sospettato il problema. I suoi cinque capitoli sono gli antecedenti, il semplice «dato» del problema rimaso intatto: la materia astratta del poema è fatta prosa; il mondo dantesco smembrato. La critica è la coscienza o l’occhio della poesia, la stessa opera spontanea del genio riprodotta come opera riflessa dal gusto. Ella non deve dissolvere l’universo poetico; dee mostrarmi la stessa unitá divenuta ragione, coscienza di sé stessa. Quando, per esempio, il Manzoni dopo avermi posto in iscena don Abbondio o Federico Borromeo, interrompendo la narrazione, si ferma a descrivere il loro carattere e l’influsso che ebbe su di essi il tempo in cui vissero, il lavoro cominciato dal poetamè continuato dal critico; quella seconda parte è lo stesso Abbondio o Federico creato prima dal genio e rifatto dopo dalla riflessione, il poeta che, tranquillati gl’impeti della fantasia, si raccoglie in sé stesso, e ripensa con coscienza quello che ha creato: elemento prosaico che distingue il romanzo dalla poesia pura, che il Manzoni ha introdotto quasi sempre con giusta misura, che nel Balzac valica ogni termine e spesso assorbisce in sé la poesia. La critica dunque non è né assoluto pensiero, né assoluta arte, e tiene dell’uno e dell’altra; è la stessa concezione poetica guardata da un altro punto. Dio crea l’universo, il filosofo è il critico di Dio; la vera filosofia è la creazione ripensata o riflessa: la vera critica è la creazione poetica che si ritorna o si ripiega in sé stessa. Ma perché ciò sia possibile, il critico dee cogliere la quistione nella sua essenza, la materia poetica nella sua successiva formazione ora simbolo, ora persona, qui carattere o passione, lf idea o sentimento o immagine. Il Lamennais al contrario fa come certi storici, che credono di darti un concetto filosofico della storia, scrivendo capitoli della religione, delle istituzioni, delle arti, delle scienze, ecc., non comprendendo che questi elementi debbono far parte della narrazione e comparire nel seno stesso de’ fatti in reciprocanza di azione, a volta a volta motori e mossi; questo astrarli dall’azione è un cavarli fuori della vita o della storia, e ridurli a nudi concetti. Cosi il Lamennais, volendo spiegarci