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i82 | saggi critici |
sionale, splendore ed eleganza di forme, facilitá e magistero di verso, questo è piú che non richiede la critica classica per porre in cielo una poesia. — Concetto unico gradevolmente variato!
— Poco le importa se quel concetto sia poetico, e se quella varietá sia varietá del concetto, o un’amplificazione esteriore.
— Giusta proporzione tra le parti! — E non si domanda, se quella proporzione è una misura artificiale e sistematica, o uno sviluppo spontaneo ed organico dell’argomento. — Felice introduzione e piú felice ritorno! — Ciò mi ricorda il collegio d’infausta memoria. Chi di noi non ha sudato a queste introduzioni e a questi ritorni? Basta vi sieno: la critica non esamina, se questi passaggi siano appicchi di parole e concetti ingegnosi, o se piuttosto naturale trapasso dettato dalla natura della cosa.
— Splendore ed eleganza di forme! — E non si chiede piú oltre, e si batte le mani, ancora se quello splendore e quella eleganza sia in grottesco contrasto con la povertá e trivialitá dei concetti.
— Facilitá e magistero di verso! — Qualitá lodatissima del Monti, e in questa poesia spiccatissima: versi liquidi, sonanti, imitativi. La melodia è in lui divenuta maniera; e ciò che i grandi poeti si permettono solo nelle grandi occasioni, qui soprabbonda, e però non fa effetto. Com’è visibile l’artifízio in questi versi!
. . . . . . Ove i destrieri Fiamma spiranti dalle nari? Ahi misero! In un immenso, inanimato, immobile Globo di foco ti cangiar le nuove Poetiche dottrine, ecc. |
Balza atterrito, squarciata temendo. Ombra del grand’Ettore, ombra del caro D’Achille amico, fuggite, fuggite. |
Quegli sdruccioli, questi endecasillabi che simulano l’impeto del decasillabo, rivelano un soverchio studio di armonia