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«alla sua donna» poesia di g. leopardi 229

a quale punto sia ciò riuscito a’ sommi: poiché ai mediocri è questo uno scoglio insormontabile.

Finché vi è una mitologia, il pensiero è persona viva; per esempio l’ideale è la musa. Si è creduto di poter supplire alla mitologia con l’allegoria, alla persona con la personificazione. E se questo nell’infanzia dell’arte non è senza attrattivo, per quella ingenuitá amabile, per quello strano miscuglio di reale e fantastico, di antico e moderno, di pagano e cristiano che trovi, per esempio, nelle allegorie del medio evo; nelle imitazioni moderne riesce freddo ed insipido, come nella Enriade del Voltaire. Perocché quelle vuote personificazioni della discordia, della pazzia, della virtú, ecc., che stanno in troppo crudo contrasto con la severa logica e la prosaica precisione di un pensiero adulto e scredente, non sono altro nel fondo che mezzi rettorici, espedienti artificiali per simulare le apparenze di un mondo poetico scomparso.

Né mi pare che a vincere la difficoltá basti ornare il pensiero d’immagini, di metafore, di paragoni: sempre ci rimane al disotto qualche cosa di prosaico che resiste, il pensiero come pensiero: voi l’avete ornato, non l’avete trasformato. Certo è difficile trovare un poeta, che piú di Dante abbia saputo abbellire il pensiero; novitá d’immagini e di paragoni, vivacitá di metafore, audacia di traslati, tutto ha messo in opera: diresti ch’egli pensi con l’immaginazione. E nondimeno perché sotto a tanto splendore di stile resta pur sempre nella sua integritá l’elemento scientifico, voi non potete senza deliberato proposito rassegnarvi a leggere i suoi ragionamenti in versi.

Che si ha dunque a fare? La mitologia è morta; e voi, se vi ci ostinate, non riuscirete a darle che una vita fattizia; se volete parlarmi dell’ideale, che cosa sostituirete alla musa? E se voi lasciate per disperato l’ideale nella sua natura scientifica, per voi non è piú una dea, una creatura, ma un pensiero; invano mi adopererete i piú splendidi colori: la vostra poesia rimarrá una prosa in veste poetica.

I poeti moderni si sono posti nel vero. Venuto meno il mondo delle immagini, rimane il sentimento: onde quella ten-