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«alla sua donna» poesia di g. leopardi 23i

fiamma, la Mutola ebbe la parola, mi rese il bacio dell’amore, ed intese il palpito del mio cuore: ecco vivermi intorno l’albero, la rosa, e cantare la cascata dell’onda argentina; anche l’inanimato acquistava senso, quasi eco della mia vita»1. E segue descrivendo in magnifici versi una vita poetica, di cui rimpiange la perdita: «Spenti sono i chiari soli, che illuminavano il sentiero della mia giovinezza, vanirono gl’ideali che un di m’inebbriavano il cuore, mancata è la dolce fede negli esseri generati dalla mia visione, fatto rozza realtá ciò ch’era si bello, tanto divino»2.

Questa poesia è dunque un lamento della morte delle immagini di cui non rimane che la mesta ricordanza. Ma se la visione è svanita, sopravvive il sentimento che essa ha prodotto:

                                         .  .  .  .  .  ed ancor mi distilla
Nel cor lo dolce che nacque da essa.
                              
  1.                                          Wie einst mit flehendem Verlangen
    Pigmalion den Stein umschloss,
    Bis in des Marmors kalte Wangen
    Empfindung glühend sich ergoss,
    So schlang ich mich mit Liebesarmen
    Um die Natur, mit Jugendlust,
    Bis sie zu athmen, zu erwarmen
    Begann an meiner Dichterbrust.
         Und theilend meine Flammentriebe
    Die Stumme eine Sprache fand,
    Mir wiedergab den Kuss der Liebe;
    Und meines Herzens Klang verstand;
    Da lebte mir der Baum, die Rose,
    Mir sang der Quellen Silberfall,
    Es fühlte selbst das Seelenlose
    Von meines Lebens Wiederhall.
                                  
  2.                                          Erloschen sind die heitern Sonnen,
    Die meiner Jugend Pfad erhellt,
    Die Ideale sind zerronnen.
    Die einst das trunk’ne Herz geschwellt,
    Er ist dahin der süsse Glaube
    An Wesen, die mein Traum gebar
    Der rauhen Wirklichkeit zum Raube,
    Was einst so schòn, so göttlich war.