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«alla sua donna» poesia di g. leopardi 239

scienze, assurda in poesia. Ma qui i diversi periodi di ogni strofa sono per modo concretati, che, mentre una parte sta di prospetto, il resto le si annoda attorno in frasi episodiche, in proposizioni incidenti, in avverbi ed aggiunti: allato ad una parte comparisce la situazione tutta intera: immagine, pensiero e sentimento si ridestano a vicenda, eco l’uno dell’altro, come è la vita, com’è l’anima nella sua veritá. Prendiamo ad esempio la prima strofa. — Dove sei tu? forse fosti nell’etá dell’oro? forse sarai nell’etá avvenire? — ecco l’idea principale: innanzi al mistero il poeta fantastica. Ma allato a questa vi sta come incidente il sentimento che la sua donna gl’ispira, e l’immagine di lei che gli scuote il core nel sonno o nei campi; non hai frammenti, hai giá tutta innanzi la situazione.

                                         Cara beltá che amore
Lungi m’ispiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Piu vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
O leve intra la gente
Anima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi t’ascose, agli avvenir prepara?
                              


Ciò che in questa strofa è incidente, diviene parte principale appresso, come «nascondendo il viso» nella seconda, e l’apparizione della immagine ne’ campi nella quarta. Cosi ogni strofa è ricchissima di particolari che vi stanno condensati, ma senza intoppo ed intrico, con naturale distribuzione, con quella pienezza che simula il rigoglio della vita.

L’interesse in questa poesia nasce tutto dalle cose: non ti accorgi di alcuno artificio di stile. La situazione è si nuova e si ricca e ne sgorga tanta abbondanza di pensieri e di sentimenti, che basta a tener viva l’attenzione senza che ci sia bisogno di assottigliarli, di ornarli. Oggi che tanti pensieri e