Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/265

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tempo di questa critica restrittiva e geometrica che giudica con la spanna ed il compasso.

Torniamo alla risposta di Bianca. Questa giovinetta è stata dal padre tenuta lontana dal mondo e custodita con gelosa cura nelle pareti domestiche. È ben naturale che quando le si affaccia innanzi un giovine che le parli un linguaggio appassionato, costui faccia nel suo animo nuovo ed inesperto una impressione incancellabile. Scopre poi che l’amante la scherniva, che il suo amore è insensato, che dispiace al padre. E nondimeno ella ama, ama di un amore insanabile, fino a morire per salvare la vita all’amato. Girardin vuole le donne forti, che sappiano sottoporre le loro passioni alla ragione. Ma vi sono le donne forti e le donne deboli; e queste ultime non sono le meno poetiche: vedete Francesca da Rimini. Girardin vuole che le donne abbiano coscienza di quello che fanno e sappiano rendersene ragione. Ma vi sono i caratteri inconsapevoli, che non sanno analizzare i loro sentimenti, che amano senza sapere che cosa è amore, che conservano qualche cosa di fanciullesco in tutta la vita, e sono le creature piú amabili della poesia. In veritá non c’è uomo si rozzo che non si senta invaghito di questa Bianca, degna di starsi accanto a Giulietta e ad Ofelia, e che quando al padre, che le chiede la ragione del suo amore, risponde: — Non so; io amo, — non la guardi con compiacenza e non le dica: — Cara fanciulla! — Spesso l’amor del sistema crea de’ sentimenti artificiali, e rende un dotto critico ottuso alle bellezze poetiche, e giudice raen giusto dell’uomo semplice ed ignorante. Cosi è avvenuto di Saint-Marc Girardin.

Ma perché si veggano meglio le assurde conseguenze, alle quali mena il suo sistema, io mi propongo di scendere a qualche applicazione esaminando il giudizio che dá del Triboulet di Victor Hugo.

[Nel giornale «Il Piemonte» di Torino, a. II, n. 9, i0 gennaio i856.]