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TRIBOULET


Ho mostrato qual è il procedere critico di Saint-Marc Girardin. In luogo di afferrare un carattere poetico nella sua integritá, lo mutila, ne astrae il sentimento. Dopo questa falsa operazione, determina le qualitá generali di quel sentimento, e le mostra in qualche esempio del teatro greco o del teatro francese del secolo di Luigi XIV. Scendendo al teatro moderno, dimostra che quel sentimento non risponde piú né a quel tipo né a quell’esempio. — Ergo, ecc. — È una critica dommatica, cortese e temperata nella forma, assoluta e sistematica nel fondo.

Tutte le sue lezioni si rassomigliano; ciò che dirò dell’una, s’intenda delle altre. Usciamo da’ generali e prendiamo ad esempio la sua ottava lezione.

Parla dell’amor paterno, e te lo mostra nel Don Diego e nell’Orazio di Corneille; indi stabilisce le qualitá o i caratteri di questo sentimento. L’amor paterno secondo il critico non è un affetto, ma un dovere; richiede tenerezza, ma congiunta con una certa «fermeté et grandeur». Orazio ama il figlio teneramente; ma egli non esita a farne olocausto alla patria: il suo affetto è subordinato ad un principio superiore, al dovere. Ecco il circolo di Popilio. Chi non ama nella stessa guisa di Orazio, non è padre. E Triboulet non è padre, perché in Triboulet l’amore è istinto ed egoismo; perché ama la figlia non per lei, ma per sé; perché ama con tanta tenerezza, che questo sentimento si confonde quasi con un’altra specie di amore.