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«MEMORIE SULL’ITALIA
E SPECIALMENTE SULLA TOSCANA DAL 1814 AL 1840»

di Giuseppe Montanelli1


Innanzi al ’48, quanti bei nomi! quan ta poesia in ciascuno che noi congiungevamo con tutte le nostre aspirazioni! Nessuna differenza noi si poneva. Adoravamo sullo stesso altare Mamiani e Mazzini e Balbo e Azeglio e Gioberti, Giusti, Berchet e Niccolini, Montanelli, Salvagnoli e Guerrazzi. Noi siamo soggiaciuti; ma questi nomi rimanevano intatti. Che cosa si è fatto? Noi stessi vi abbiamo gittato sopra il fango; ciò che non hanno potuto le ire e le calunnie dei vincitori, lo abbiamo potuto noi contro noi stessi. Eccoli nimicissimi, sputarsi veleno. Né mai gesuiti e sbirri li vituperarono tanto, che noi non li vituperiamo piú.

Quando io ho a mano uno scritto, e che vi veggo allusioni appassionate a persone, lo pongo da canto; né il pubblico favore mi fa velo sulla sua durata: nasce con l’occasione, e muore con quella.

Non è, a mio avviso, di questo genere il libro del Montanelli. Certo, anch’esso è nato di occasione; anche in esso odori de’ fini personali. Sotto la veste del narratore, talora scopri l’accusatore o l’avvocato; talora si perde in recriminazioni inutili; ha innanzi ora il tal uomo, ora il tal libro; vi sono intere pagine,



  1. Si noti che questo articolo era dettato nel i856.