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questo è vero; ma tutto questo non costituisce la sostanza del libro. Che cosa è dunque? È l’Italia del ’48, le nostre illusioni, le nostre discordie, le nostre passioni, come si riflettono a mano a mano nel Montanelli. Hai innanzi non una storia, non un libro filosofico o politico: hai innanzi delle memorie.

Le memorie sono spesso una forma letteraria, un mezzo comodissimo di esprimere le proprie opinioni, di accusare o difendere. Forse il Montanelli le ha scritte con questa intenzione; ma, entrato in materia, si è sentito artista, e l’amore del racconto è prevalso su tutti gli altri fini secondari. Ha fatto delle vere memorie. Tutto prende colore dalla sua personalitá e dal suo tempo; e la parte filosofica, per esempio, se considerata in sé stessa è di poca importanza, acquista un gran valore come espressione intellettuale del tempo. Diamone qualche esempio. L’esposizione che fa l’autore delle idee del Gioberti ed i suoi ragionamenti tu fi trovi viventi ed efficaci in mezzo agli uomini, immedesimati co’ costumi, co’ caratteri, con le passioni. Non hanno valore come principii, ma come opinioni, e tu assisti al loro processo, alla loro vita. Uno dei luoghi piú belli di questa esposizione è dove il Montanelli ti pone sott’occhio le lette interiori della sua anima.

Gli anni trascorsi in questo stato d’aspirazione alla veritá furono i piú poetici della mia vita; e, benché le cure cattedratiche ed avvocatesche, che mi portavano via tutto il tempo, non mi permettessero comporre versi, la lirica mi traboccava dal cuore; lirica d’invocazione alla fede robusta dei primi cristiani, e di rampogna alla filosofia che mi aveva promessa la scienza, e mi lasciava nel buio; lirica d’interrogazioni iterate all’universo, cercando la spiegazione del grande enimma dell’esistenza. E l’anima non mi affermava il Dio de’ cristiani, ma nemmeno lo poteva piú negare, e aveva recuperato quel senso che, svolgendosi, diviene religione: il senso del mistero.

Poteva egli osare di piú; poteva introdurre il lettore ne’ misteri di questa lotta, e ne sarebbero uscite delle pagine degne di Rousseau.