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«memorie» di giuseppe montanelli 285


Ci ha due modi di raccontare. O tu segui la catena dei fatti, o, come fa spesso il Montanelli, tu ti distribuisci in capo la materia, la riduci a certe categorie o principii, intorno ai quali rannodi gli avvenimenti. Questo metodo è meno naturale ed artistico, e si richiede molto accorgimento perché non riesca nel falso. Per lo piú lo scrittore si abbandona a certe idee preconcette, alle quali accomoda i fatti, mutilandoli, sforzandoli. Par mi che il Montanelli abbia cansato questo difetto, essendo le sue categorie cavate dalle viscere stesse del soggetto: è una sintesi un cotal poco artificiale, ma esatta. Di che fa fede fra l’altro la narrazione delle cose toscane nel primo volume, e il sunto della storia di Napoli dal primo al secondo Ferdinando nell’altro volume. Questo metodo bene usato ha grandi vantaggi. Il lettore non va a tentoni dietro una confusa congerie di fatterelli senza potersi mai raccapezzare; fin dalle prime pagine ha la chiave del racconto, abbraccia ad una gittata d’occhio tutto l’orizzonte, e può senza difficoltá seguirle parte a parte. Il che spiega perché con tanto diletto si leggano questi racconti, si che ti senti sempre piú invogliato di andare innanzi. A me è avvenuto piú volte che, consultando il libro per prendere nota di questo o di quello, senza saper come, ho tirato giú a leggere e leggere una buona mezz’ora. L’autore ha fatto egli la fatica che ha risparmiato ai lettori; ha studiato bene i fatti, ha esaminato il loro valore, li ha distribuiti per sommi capi, li ha generalizzati. E, per esempio, egli reca a quattro cause l’educazione politica dei toscani: la letteratura, la filosofia civile, gli atti del governo, le fratellanze segrete, e intorno a questi quattro capi sono aggruppati tutti i fatti. È un metodo pericoloso ed artificiale; la natura non procede a fil di logica, e spesso è contemporaneo quello che nel tuo quadro veggo successivo e staccato. Nondimeno il Montanelli vi ha adoperato molta perizia, e con la rapiditá dei suoi quadri supplisce in parte al difetto. Oltreché non saprei biasimare questo metodo nei sunti storici, dove l’essenziale non è tanto nei fatti quanto nei loro risultamenti. Ma quando l’autore entra nel movimento rivoluzionario, lascia questa via, e tien dietro alle cose,