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«beatrice cenci» di guerrazzi 39

grottesche invenzioni. Appresso è una mostra di tutti i generi di tortura, di cui si fa prova sulle carni di Beatrice, quasi cadavere in una scuola d’anatomia. Ammazzamenti, latratimi, rapimenti, arsioni, tutt’i delitti registrati nel codice penale con le circostanze piú gravi, trovi qua entro. Sembra che l’autore si diletti piú che altro di squadernarci davanti i piú svariati spettacoli di patimenti fisici, i quali per sé non sono buoni che a ingenerare il piú prosaico disgusto. Il dolor fisico non è poetico in sé stesso, ma solo in quanto vaglia a concitare le intime forze dell’animo, si ch’elle prorompano fuori con impeto. E però stupidamente prosaica è la morte di Giacomo; ed il dimenarsi che fa il Cenci sotto la bara del figlio, è non so se piú atroce o piú grottesco. Nella grotta l’autore ha creduto di far grande effetto sulle immaginazioni, congiungendo col patetico il fantastico; ma quel fantastico non c’illude un momento, intravvedendosi sotto di esso uno scherzo grossolano, e quel patetico scompagnato dal rimorso e da ogni altra passione interiore, rimane puro strazio di corpo. Si crede comunemente che il difficile ed il capitale nell’arte stia in trovare situazioni che facciano effetto. E si dimentica che l’effetto non è posto tanto nella situazione presa in sé stessa, quanto nell’impressione che produce sui personaggi: l’effetto è dentro di noi, nell’anima. Che giova che voi mi presentiate dinanzi cose orribili, quando non sapete farmene scintillare l’orrore? A che tanti colpi di scena, quando la poesia rimane nella scena e non rampolla di dentro dall’anima; quando voi sorprendete i miei sensi senza toccare il mio cuore? Ecco: voi ci ponete dinanzi un padre, una figlia, un fanciullo nelle piú pietose condizioni, e sembra quasi che voi ci vogliate cosí apparecchiare alla pietá, e ci gridate a piena gola: — Attenti, lettori, che ora vi farò piangere. — Ben piangono i vostri personaggi; il lettore non piange mai: non mancano le situazioni patetiche, manca il patetico. Quando l’uomo è commosso, la fantasia diviene vivacissima e rapida, e ci si aggruppano innanzi le circostanze piú tenere, piú affettuose del fatto, ingegnose a tormentarci, infino a che l’impressione si manifesta in singhiozzi, in pianti, in gesti violenti, in moti incomposti, e poi