Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/48

Da Wikisource.
42 saggi critici

dimentica le cose terrene.» Grazie, grazie, padre santissimo: tutte queste cose noi le sapevamo e sapevasele Beatrice. Ella dice: «Sapete la vita a quindici anni che sia?» e voi rispondete: «La vita è soma che va crescendo con gli anni». L’infelice innocente sente risonarsi all’orecchio le imprecazioni della folla: — Ecco la parricida! — e voi rispondete: «— Questi sono i pensieri della polvere. La fama passa e il tempo che seco se la porta. — » Ah! voi siete ben crudele con questi vostri luoghi comuni, che sembrano rubati al discorso che tenea apparecchiato il sostituto dell’avvocato fiscale; e ben fece costui, udita la vostra orazione, a riserbarsi la sua arringa per un’altra occasione. Io ho perduta mia madre, e se qualche amico mi fosse allora capitato avanti, e mi avesse detto: — Consolati! tutti dobbiamo morire; il tempo va attorno con la falce; ella è felice, perché è ita in paradiso, ecc. ecc. — io gli avrei dato non so se piú del crudele o dello stupido. Vi è un punto, in cui il Guerrazzi è veramente affettuoso, quando, stando egli in prigione, descrive gli affanni di Beatrice prigioniera, rappresentando nel dolore di lei il suo dolore. «O nuvoletta bianca, che traversi questo palmo di cielo che mi è dato fruire, io non vedrò, quando arrivi a baciare la luna; o stella cadente, io ti ho veduto muovere, ma non posso vedere ove vai a finire; o foglia che voli sopra l’apertura del mio carcere, dove terminerá di trasportarti il vento? Farfalla, le rose che desideri, sono lontane di qui; io non vedrò quando innamorata accarezzerai con l’ali il tuo fiore diletto.» Quanta veritá è in quel «palmo di cielo»! quanta delicatezza nelle immagini! quanta tenerezza nei lamenti, quanta soavitá nella malinconia! E, cosa rara, il Guerrazzi non solo qui è vero, ma è semplice: la semplicitá è compagna della veritá come la modestia è del sapere. Ma ecco rivenir su il vecchio Adamo: seguitate... «No, viva Dio; per negare la vista di queste immagini non basta che la crudeltá e la paura avviluppino nelle loro spire un’anima maligna, come i serpenti di Laocoonte; bisogna che al lurido sabbato dei suoi pensieri intervengano ancora la superstizione e l’invidia; la prima, furia di fuoco, che osò di seppellir vive le tenere fanciulle. le quali, odiati i riti infecondi di Vesta, sacrificarono a