Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/62

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56 saggi critici

solo nome di Roma. Ognuno di voi vai per mille di quei vigliacchi. Portate il valore romano su’ campi lombardi, veggano le donne romane brillarvi in petto le croci rosse, e ammirino la franchezza de’ vostri volti marziali, e sperino». Udite Mazzini: «Prima, via lo straniero dal sacro suolo d’Italia, poi via tutt’i re col Papa a capo della processione; poi l’Italia una e tutta a popolo. Il popolo, papa e re di sé medesimo, non ha chi lo vinca». Udite un altro: «Questo papaccio avrá d’ora innanzi a fare colle nostre baionette. V’infilzeremo i gesuiti come le quaglie, li condiremo col grasso dei frati e de’ prelati, che sará un arrosto squisito». Tutti i discorsi sono in su questo andare, tutti ad uno stampo; letto uno, letti tutti. Caricare i sentimenti, esagerare le forme, infilzare i concetti crudamente l’uno appresso l’altro, come una serie di avemarie, è il ridicolo in cui cápitano sovente gli sciocchi e gl’ipocriti: e nella rivoluzione ce ne fu in buon dato. Ma non tutti gli sciocchi sono ridicoli: spesso ristuccano e fanno stomaco. Perché ei destino il riso, bisogna che le loro parole sieno la loro satira, la parodia di quello ch’ei dicono in sul serio, e con la miglior buona fede. E però dovete farmeli parlare secondo natura, si che il riso rampolli dall’essenza stessa dei loro concetti, e non vi si richiegga altro che la semplice rappresentazione. Qui è la cima dell’arte comica, ed il Fischietto1 alcuna volta ce ne dá esempio. Si crede comunemente che il ridicolo stia ne’ maliziosi ravvicinamenti, nelle antitesi, nelle incongruenze, nelle false applicazioni, ecc.; ma questi non sono che artifizi esteriori per porre in mostra e dare spicco ad un ridicolo, giá preesistente nella cosa; sono le figure rettoriche della commedia; e porre ivi il comico gli è come porre il sublime ed il bello ne’ tropi e nelle frasi. Scrittore di spirito è colui che sa cogliere per una rapida intuizione il lato ridicolo di un argomento in apparenza serio, e sa coglierlo in quella forma che esso ha naturalmente, senza che nulla vi paia di subbiettivo, di appiccato, di venuto dal di fuori: perocché al vero artista lampeggia innanzi il ridicolo non nudo ed astratta-



  1. L’Autore scriveva a Torino, i855.