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68 saggi critici

in capo il dizionario dalla A alla Z. — Mi si dá del frasaiuolo, — scappa su a dire una volta l’ingenuo. — Ma che ci ho a fare? Non posso pensare una cosa, che non mi pullulino in capo le cento frasi; non le vado scavando io, sono elle che non mi dánno requie. — Sventurato padre Bresciani! Tu vuoi parlarmi de’ poveri gesuiti cacciati da Genova che stanno li molto abbasso nella stiva gemebondi: con qual cuore puoi tu indugiarti a descrivere parte a parte il vascello? Ma e i vocaboli? Trasandare una si bella occasione! E giá ti ronzano nella mente e vogliono ad ogni patto sbucar fuori. Ecco: — l’ho trovato! l’ho trovato! — ad ogni cosa ci è il rimedio. Immagineremo che l’uffiziale sia assente e che il contromastro dicesse al viaggiatore: compiacessesi di attenderlo, e intanto il condurrebbe a vedere si bel legno, robusto e ben arredato. Ben trovato! Ed ecco un formicolare di vocaboli in lunga processione: ecco i «cannoncelli di gabbia», le vele «raccolte e chiuse lungo i vergoni», i «tragitti delle sarte del pappafico di maestra e di trinchetto alle controgiunte di bompresso»; «la forza degli argani, le catene dell’áncore, i cavi e le gomene di rispetto». Siamo nella sala d’arme, e qui vocaboli di un’altra categoria tribolano il povero padre, e tumultuano e vogliono uscire essi pure; ed eccoti le daghette, i falconcini, i passatoi e i falconetti d’assalto. Dato sfogo a questi nuovi ospiti, ricomincia la processione, ed ha i tarsiti, i filetti, le corniciature e i compartimenti, e poi «il focolare di ferro cosí ben bilicato in mezzo alla nave», e poi «i lettucci a maniera di culla dondolante», e poi...; leggetevi, caro lettore, due pagine. Ma questi particolari sono tutti prosaici! Non è vero. Il padre Bresciani sa una sua ricetta per fare di un vascello una ninfa, e per ornare di fiori poetici que’ cannoncelli, que’ boccaporti e quegli assiti. Ascoltate. «Il bell’assetto delle vele,... l’intreccio mirabile delle corde,... per si bel modo che Aser ne era stupito,... coltellacci... bene intrecciati, il tutto... bene accomodato e con bell’ordine, i belli ingegni del focolare... cosí ben bilicato, in bell’ordine seduti...» Come? qui vi è un subisso di «bello» e di «bene» con un odore di «mirabile», e voi domandate se vi è poesia! Descrivete, padre Bre-