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«l’ebreo di verona» del padre bresciani 69

sciani: altre descrizioni vi attendono, altri vocaboli vi perseguitano. Poco rileva che la descrizione vi sia per incidente o per paragone: la stupida frase non vuol saperne di queste scuse. Pio IX dee far colezione di caffè e latte? e vien fuori la tavoletta e il credenziere e «il cofanetto di marocchin rosso» e le anforette d’oro e il pane affettato e il vassoio di argento. E se il buon padre vuol paragonare le donne romane spasimate di Mazzini alle pollastre e alle chiocce, non ci è paragone che tenga: una volta nominate le chiocce, gli si affolla una falange di vocaboli, e le povere donne, «tenendo il metro delle valenti chiocce..., s’arruffan tutte, e imporporando la cresta, e inalberando la testa e sbattendo l’ale, e vibrando il becco crocitano e s’avventano agli occhi, ch’è un portento a vederle». Qual meraviglia ora, che il padre Bresciani ti racconti con lo stesso stile un assassinio ed una passeggiata? Innanzi agli occhi suoi non vi è né l’assassinio, né la passeggiata, ma la frase, e non vi è cosa piú stupida e piú fredda della frase.

Io voglio conchiudere con una triste riflessione. Il padre Bresciani è un uomo di poco ingegno e di volgare carattere, senza fiele, senza spirito, uno di quegli uomini tagliati cosí alla grossa, di cui si dice con un’aria di benevolo compatimento: — gli è un buon uomo! — Egli ha studiato molto nelle cose della lingua ed ha scritto tra l’altro de’ dialoghi utilissimi, ove ha raccolto i piú bei vocaboli e modi di dire toscani ad uso degli studiosi. Se costui fosse rimaso nel secolo, sarebbe riuscito un uomo dabbene, lodato da tutti, perché non invidiato da nessuno; rispettato per la sua sincera pietá e bontá d’animo, consultato spesso per la sua domestichezza con i buoni scrittori e per il paziente studio della parte famigliare della lingua, di cui pochi hanno pratica. La sua mala Centura lo ha fatto capitare tra gesuiti; ed ha dovuto partecipare ad atti e maneggi, a’ quali non era chiamato né dal suo ingegno, né dal suo carattere; vestirsi di passioni che non sente; imparare a mentire, a calunniare, a malignare, ad odiare; contrarre il labbro ad una ironia, a cui non giunge la sua poca malizia; attizzare le ire de’ vincitori contro infelici che sono negli ergastoli o nell’esilio; e, mu-