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72 saggi critici

e mi son detto: — Diavolo! Satana e le Grazie sará dunque uno scherzo, una mascherata. Il poeta si è voluto burlare del lettore. Pur buono che me ne sono accorto a tempo! Non sarò io quel gonzo. — E leggo e rileggo. E mi aspettavo ad ogni tratto di vedere le Grazie trasformarsi in topolini, o in gatto, o in non so che altro, e Satana vanire nel fumo di un sigaro, quando mi sono dovuto accorgere in ultimo, che la concezione è di una tragica serietá, e che quel prologo vi sta... a che cosa? La veritá innanzi tutto: vi sta a puro sfogo di bile. Cosi è. Sotto quel prologo e quella licenza non vi si cela alcuna intenzione artistica. Il poeta si è detto: — Se il mio Satana passa ai posteri, vi passeranno altresi i miei nemici col marchio indelebile ch’io ho loro stampato in fronte. — Certamente, e vi passerá pure qualche altra cosa: la vanitá offesa del poeta. I posteri diranno: — Ecco un poeta che nel concepire Satana e le Grazie, nel ritrarre le vanitá del genere umano, ce ne dá, senza saperle, in sé stesso un esempio. — E diranno: — Ecco letterati, che un tempo stavano col capo nel guscio sotto le unghie sospettose della pubblica autoritá, e poi usano la libertá a straziarsi oscenamente, a modo di plebe, occupandosi del loro piccolo io e tu, quando c’era una vita pubblica ed un’Italia da conquistare! — Per buona fortuna è probabile che queste ignobili guerricciuole rimangano, come si dice, in famiglia; e che i posteri, con in capo cose piú gravi, non degnino della loro attenzione le nostre miserie.

Giovanni Prati si sente superiore d’ingegno a quelli ch’egli reputa suoi nemici: quanto a me, non so se ne abbia e quali. Certo egli esagera; e se nelle stizze umane si togliesse tutto ciò che vi aggiungiamo di nostra fantasia, molte ire omeriche diventerebbero collere di topi e di ranocchi. Il pubblico, come spettatore tranquillo, fa una giusta estimazione delle cose e ride di queste esagerazioni, ride a spese degli uni e degli altri; e ne ha di che. Non di meno, in queste gare vi è qualche cosa di ben serio. Al tale vien detto un frizzo, un motto, una parola imprudente, senza malignitá, per pura celia. Ma gli uomini sono disposti a vedere una intenzione dove non è che leggerezza, e