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«satana e le grazie» di g. prati | 89 |
tana. La turbata ed innamorata donna gli oppone una resistenza, che s’infiacchisce piú e piú con gradazioni attinte dal piú profondo dell’umana coscienza; né egli le dice giá: — uccidi il tuo marito. — È un pensiero ch’egli fa germinare in lei dalla natura stessa della situazione in cui l’ha posta. E tutto questo rimarrebbe uno scheletro, una povera ossatura, se non prendesse carne e colore nelle due persone compiutamente poetiche di Egisto e Clitennestra, nelle quali que’ motivi e quelle accuse astratte diventano sentimenti e memorie e passioni. Sentite ora Don Mario, e vi parrá ch’egli sia una di quelle maschere della nostra antica commedia dell’arte, il Pantalone, l’Arlecchino, il Dottore, dove i nostri attori improvvisavano facilmente, perché rappresentavano caratteri di convenzione con forme di convenzione. Le parole di Don Mario sono le frasi di un primo amoroso, esagerate e perciò comiche, tradizionali e perciò volgari, delle quali certi scapati giovanotti si valgono oggi per darla ad intendere a certe semplicette, che con tutta semplicitá rendono loro frase per frase.
— Che? Tu lasciarmi?... Oh, non lo dir. Perduta È giá l’anima mia. Giá gli spaventi Dell’inferno ella prova. Ah, non volerli Anticipar. Pietá di me. Non farti Maledir da chi t’ama entro la eterna Carcere de’ dannati. Or via; tu prendi Crudel gioco di me. Parla una volta; La mia vita e la morte è sul tuo labbro. — |
Aggiungeteci un «T’amo, e seguace m’avrai dovunque» ed un «Per la tua bellezza che non feci o farei?» e poi «Eva, pietá!» e poi «Eva, pietá!», e Don Mario ha parlato. Queste frasi sono cosí generali, che se mi cambiate la situazione, elle desterebbero un riso irresistibile senza mutarci una sillaba, fingendo per esempio un vecchio e sciocco innamorato a’ piedi di una maliziosa fanciulla. La scena d’Alfieri al contrario, perché ivi la situazione è discesa in tutte le particolaritá della persona, e vive ne’ minimi accessorii, non si può rendere comica senza trasformarla da cima a fondo. Nella seconda parte il poeta dee rappresentarci il ri-