Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/105

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dell’argomento della «divina commedia» 99

si mescolano, ed una poesia concepita nelle altezze della piú astrusa mistica discende nel piú intimo e vivace della realta! E qui è la grandezza e la veritá della concezione, in questa onnipresenza de’ due mondi in reciprocanza d’azione, che si spiegano e si temperano l’un l’altro. I due mondi si succedono, si avvicendano, s’incrociano, si penetrano. Tutto è pieno di questa unita. Il poeta spezza la terra in frammenti e ne fabbrica i suoi mondi; talché il lettore, guardando il tutto, può ben dire: — Mi sta innanzi un mondo nuovo — ; ma, guardando qui e qua, non può a meno di pensare a Firenze o a Roma. Ti trovi in un luogo muto dí luce e tempestoso, ed eccoti spuntare innanzi la marina dove il Po discende

                              

Per aver pace co’ seguaci suoi.

                              
Francesca, rapita nelle memorie del «tempo felice», spazia con la mente nel diletto giardino, quando, giugnendo al bacio, le lampeggia attraverso l’inferno, e quel bacio si fa immobile e si prolunga nella eternitá:
                              

Questi, che mai da me non fia diviso.
La bocca mi baciò tutto tremante.

                              
Quanto strazio in quell’incidente, che par li gittato quasi per caso! I due mondi s’incontrano nel momento della colpa, e si fondono l’uno nell’altro. Farinata, alla notizia della caduta del suo partito, rimane assorto; la sua anima è tutta in Firenze, quando, ad esprimere l’infinito del suo dolore, gli si affaccia dinanzi il suo letto di foco:
                              

Ciò mi tormenta piú che questo letto.

                              
In seno del passato ritorna il presente, come termine di paragone, e qual paragone! niente è pari alla grandezza di Farinata, a cui il poeta, senza sforzo, per virtú naturale della situazione, può mettere sotto i piedi l’inferno. Sogliono i poeti,